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Governo Meloni, i ministri hanno giurato e sono già al lavoro

Dario Martini
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C'è chi, come Matteo Salvini, che si emoziona ancora nonostante abbia già fatto il ministro. E c'è chi mantiene un comportamento più freddo, anche grazie al carattere, come Giancarlo Giorgetti. Sicuramente molto emozionata è Giorgia Meloni, primo presidente del Consiglio donna e terzo più giovane della storia d'Italia. Elegantissima, in tailleur pantalone ("suit") di Giorgio Armani, è l'ultima (come da prassi) ad entrare nel grande Salone delle Feste del Quirinale, dove si tiene il giuramento del governo. Il clima, in effetti, è quello di una festa. E si percepisce dalla gioia dei familiari dei ministri. Gli occhi sono tutti per Ginevra, figlia di Meloni, che arriva al Colle con il padre Andrea Giambruno, dal quale non si stacca mai un minuto. Capelli ricci e biondissimi, stretta in un candido abitino color panna con "scaldacuore" in tinta, ha con sé uno zainetto colorato, come se fosse un primo giorno di scuola molto speciale. Al suo fianco non può mancare la zia Arianna, sorella del premier, in doppia veste: è moglie anche del ministro all'Agricoltura Francesco Lollobrigida.

È una vera avventura familiare, invece, quella targata Salvini & Co. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture si presenta con la compagna Francesca Verdini (sua l'unica concessione alla gonna, corta e coperta da un lungo soprabito color mattone) e i figli Mirta e Federico. La più piccola è visibilmente emozionata. Sono tra i primi ad arrivare. Il leader della Lega, prima di entrare nel Palazzo, si affaccia con la piccola dalla terrazza del Colle, per mostrarle il panorama con il Cupolone sullo sfondo. Anche quando il padre è seduto accanto agli altri ministri, e la bambina si trova nella prima fila dei familiari, i due si cercano spesso con lo sguardo. Il padre sa che per la figlia sarà un momento da ricordare per tutta la vita. E non se lo scorda mai per tutta la cerimonia. Dopo aver giurato di fronte a Meloni e Mattarella, quando si risiede guarda subito la piccola Mirta, le fa il segno del pollice alzato e un grande cuore con le dita della mano.

 

 

Le ministre donna in totale sono sei. Di bianco vestite sono Maria Elisabetta Casellati (Riforme) e Alessandra Locatelli (Disabilità). Accanto a loro c'è Eugenia Roccella (Pari opportunità, Famiglia e Natalità). Cameraman e fotografi puntano tutti gli obiettivi su Daniela Santanchè, che in passato li ha abituati a "mise" estrose e colorate. Stavolta, però, li spiazza, sfoggiando una tailleur nero con camicia bianca, pur non rinunciando ai vistosi tacchi a spillo di ordinanza. Stessa scelta per Anna Maria Bernini. La neo ministra dell'Università pubblica su Instagram le immagini del suo giuramento con il sottofondo del celebre brano di Ambra "T'appartengo" che recita: «T'appartengo ed io ci tengo/E se prometto poi mantengo/M'appartieni e se ci tieni/Tu prometti e poi mantieni/Prometto, prometti/Ti giuro amore un amore eterno/Se non è amore me ne andrò all'inferno». Dopo aver scatenato una tempesta di commenti ironici sui social cancella tutto. Sembrano già compagni di squadra affiatati, invece, Roberto Calderoli (Affari regionali), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica) e Luca Ciriani (Rapporti col Parlamento), che ridono e scherzano come vecchi amici. Carlo Nordio si intrattiene a parlare a lungo con Guido Crosetto. I due ministri, rispettivamente della Giustizia e della Difesa, sono anche tra i pochi che si concedono qualche battuta con i giornalisti. Il Guardasigilli non vede l'ora di cominciare: «Occorre velocizzare i tempi dei processi semplificando le procedure, individuando bene le competenze e facendo anche una spending review. Bisognerà fare un bilancio delle risorse che abbiamo, spenderle al meglio e risparmiare dove è possibile». Crosetto, invece, sente molto il momento: «Oggi prevale il senso di responsabilità: sentiamo su di noi il peso di 60 milioni di cittadini echi assume questo ruolo dismette lacasacca di parte per rappresentare tutto il Paese».

 

 

Piccola curiosità: è ancora presto per il cambio di denominazione dei ministeri. Nel momento del giuramento i 24 ministri vengono tutti chiamati con il vecchio nome. Ad esempio, Francesco Lollobrigida è ancora «ministro dell'Agricoltura e delle Politiche forestali» e non della «Sovranità alimentare» come vorrebbe la nuova dizione. Oppure, Giuseppe Valditara è «ministro dell'Istruzione» e non ancora «del Merito». Per le modifiche probabilmente bisognerà attendere il primo Consiglio dei ministri di oggi. Seconda curiosità. La formula di rito, introdotta dal segretario generale, Ugo Zampetti, recitata dalla premier e dai ministri, davanti a Mattarella, è la seguente: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione». Meloni se la ricorda a memoria, gli altri leggono quasi tutti. Poco dopo le 11 è tutto finito. Salvini corre subito in ufficio al ministero. La foto sui social reca il seguente messaggio: «L'Italia deve ricominciare a correre, costruire e guardare al futuro».

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non perde tempo e telefona immediatamente al suo omologo ucraino Dmytro Kuleba: «Gli ho confermato il sostegno dell'Italia all'Ucraina in difesa della libertà e contro l'invasione russa. Non c'è pace senza giustizia. E giustizia significa indipendenza dell'Ucraina». Poi è la volta di Meloni, che twitta: «Ecco la squadra di governo che, con orgoglio e senso di responsabilità, servirà l'Italia. Adesso subito al lavoro». Intanto arrivano gli auguri da parte dei grandi del mondo. Dal presidente Usa Joe Biden («Non vedo l'ora di batterci insieme per la libertà e la sicurezza internazionale») alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen («Buona prima telefonata oggi con Giorgia Meloni. Lavoreremo insieme per affrontare le sfide critiche del nostro tempo, dall'Ucraina all'energia»).

 

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