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Governo, è corsa a due per il Senato: sprint finale tra La Russa e Calderoli

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Al Senato bastano 104 sì per eleggere subito il nuovo presidente, non è escluso quindi che già nella giornata di giovedì ci sia la fumata bianca qualora dovesse essere definito l’accordo nel centrodestra. La presenza di Roberto Calderoli al tavolo della trattativa della coalizione è stata interpretata nell’alleanza come un segnale che il partito di via Bellerio pensa all’attuale vicepresidente di palazzo Madama per il dopo-Casellati. Del resto Matteo Salvini ha avanzato l’ipotesi Lega, ma Fratelli d’Italia punta su Ignazio La Russa. Una poltrona per due, insomma, ma al momento in pole position c’è l’ex ministro della Difesa anche se l’intesa sarebbe ancora da chiudere. 

 

 

Questa mattina all’assemblea dei parlamentari di Fdi non si è affrontato il tema ma il ragionamento, viene riferito, è che chiudere giovedì al Senato sarebbe un segnale di compattezza. A quel punto la Camera potrebbe toccare a un esponente leghista (i nomi in ballo sono quelli di Giancarlo Giorgetti e Riccardo Molinari). La partita comunque è complessiva, ma per ora non sembra essere cambiato il quadro. Solo che giovedì alla Camera - servono i due terzi - nelle prime tre votazioni il centrodestra dovrebbe votare scheda bianca e puntare poi tutto sulla votazione di venerdì. «Sono stati fatti passi avanti» nella trattativa ha spiegato La Russa, lasciando Montecitorio dopo una giornata di riunioni negli uffici del gruppo di Fdi. È possibile che ci sia un vertice del centrodestra mercoledì, alla vigilia delle prime votazioni. «L’accordo deve essere complessivo, non ci sono prove di forza in corso», osserva un ‘big’ di Fratelli d’Italia. «Ma se la presidenza del Senato dovesse toccare a Fdi allora cambierebbero gli equilibri anche nell’esecutivo», osserva un ‘big’ ex lumbard sottolineando come in quel caso al partito della Meloni toccherebbe sia palazzo Chigi che la seconda carica dello Stato.

 

 

Salvini al vertice ad Arcore avrebbe ribadito di guardare al Viminale per la Lega, il suo ‘piano B’ resta quello delle Infrastrutture, ma bisognerà capire innanzitutto l’esito finale della trattativa sulle presidenze delle Camere per comprendere poi come si dipanerà la lista dei ministri. Perché c’è chi sostiene che la partita della presidenza del Senato possa essere ‘utilizzata’ dagli alleati di Fdi per cercare di rafforzare la presenza nell’esecutivo. Forza Italia per ora si sarebbe tirata fuori: il partito azzurro punta ad un dicastero di peso per il coordinatore Tajani (gli Esteri una delle opzioni) e la vicepresidente del gruppo al Senato Ronzulli. I contatti nell’alleanza sarebbero continui ma al momento trapela poco. I nodi sul tavolo emersi nei giorni scorsi sarebbero ancora da sciogliere ma il ‘refrain’ del presidente del Consiglio in pectore è che bisogna puntare sulle figure migliori.

 

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