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Governo, subito la sfida della terza rata del Pnrr per Meloni e il centrodestra

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«Non ci sono ritardi nell’attuazione» del Pnrr. Lo ha assicurato in settimana il premier Mario Draghi. In sostanza, il riferimento di Draghi è alla realizzazione del cronoprogramma del primo semestre 2022, su cui il 26 settembre Bruxelles ha dato il via libera al rilascio della seconda tranche di fondi da 21 miliardi di euro. Un bottino che si aggiunge alla prima rata incassata ad aprile (21 miliardi) e al prefinanziamento di agosto 2021 (24,9 miliardi). Ma la strada è ancora lunga, e per ottenere la terza rata da 19 miliardi ci sono le sfide dell’ultimo trimestre da affrontare, solo in parte avviate dal governo uscente che sta per essere sostituito. Il punto centrale è che la Commissione Ue ha finora valutato le cosiddette «milestone», cioè i traguardi qualitativi come disegni di legge, decreti attuativi, regolamenti e relazioni effettuati. L’esame dei «target» quantitativi, cioè la realizzazione degli investimenti (per esempio, l’assunzione di personale in un determinato settore) scatterà in un secondo momento, e lì le verifiche potrebbero non essere all’altezza delle aspettative.

 

 

Ma tutto dipenderà dall’efficienza del prossimo governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni, che in campagna elettorale ha peraltro ventilato l’ipotesi di modificare il Pnrr: cosa possibile in sé, ma che va negoziata con Bruxelles e, in caso di contenziosi, potrebbe comportare ritardi o sospensioni nell’erogazione dei fondi. Il governo uscente, nelle intezioni di Draghi, continuerà a lavorare al Pnrr fino all’insediamento del prossimo esecutivo. E secondo il monitoraggio di Openpolis gli impegni del terzo trimestre, al 20 settembre, sono discretamente ben impostati: a quella data, risulta completata una milestone su quattro (l’approvazione delle strategia di investimento per la rigenerazione urbana), mentre due sono a buon punto e una in corso d’opera. 

 

 

Più critico è il quadro del quarto trimestre (ottobre-dicembre) che sarà in gran parte in capo al nuovo governo: su 51 tra milestone e target, sette sono stati già approvati, otto interventi sono a buon punto, 34 in corso e due da avviare. I temi centrali di questi obiettivi sono la transizione ecologica (dieci scadenze) e la digitalizzazione (nove), ma ci sono anche il lavoro (otto) la scuola (cinque), le infrastrutture (cinque) e la salute (due). Proprio entro fine anno, poi, è previsto il conseguimento di interventi sul fronte del fisco, della revisione della spesa e della giustizia, su cui spetterà al nuovo governo imprimere una direzione politica.

 

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