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Il Pd litiga pure sul tipo di opposizione da fare: la protesta spacca i dem

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Non c’è pace per il Partito Democratico. Dopo la sonora sconfitta alle elezioni e la mancata salita al governo per i dem si apre un nuovo fronte di crisi, riguardante l’atteggiamento da tenere tra movimentismo od opposizione in aula. Da una parte, segnala Repubblica, c’è chi vorrebbe un Partito democratico più laburista e "in sintonia con le piazze", dall’altra che chi invece preferisce la via parlamentare, della "coerenza" con il "riformismo" praticato in tanti anni di governo. In casa Pd si guarda con non poca preoccupazione alla discesa nelle piazze di Giuseppe Conte. Da qui uno dei motivi della profonda spaccatura tra chi pensa che si debba ripartire dai cortei e chi invece pensa il contrario, lasciando la decisione al congresso.

 

 

“Sul lavoro possiamo portare avanti in Parlamento la nostra opposizione costruttiva senza andare a rimorchio di altri, coerenti con le nostre idee e senza subalternità", le parole di Alessandro Alfieri, di Base riformista. “Il riferimento, neanche troppo velato, è soprattutto a quel Conte con cui la sinistra del partito vorrebbe recuperare un dialogo ma ‘che ora ha sposato la piazza in modo strumentale’. Dal Nazareno guardano il leader M5s tra i manifestanti e lo paragonano a quei ‘giovani comunisti anni '70 che andavano nei luoghi del lavoro dicendosi operai o a Mosca col colbacco’. Un riferimento al suo tentativo di intestarsi anche la piazza pacifista, non ancora convocata. È una piazza che tenta gran parte dei dem e soprattutto coloro che a farsi ‘scippare la parola pace da Conte’ non sono disposti” il resto della ricostruzione del quotidiano. Il Pd deve ancora decidere che cosa fare del proprio futuro.

 

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