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Dimartedì, Speranza alza il tiro: vinceremo le elezioni. Floris incredulo

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Applausi a scena aperta per il ministro Roberto Speranza nel salotto non certo nemico di Giovanni Floris, a Dimartedì su La7. Finanche quando il titolare della Salute si avventura in una previsione elettorale che rischia di diventare celebre come le profezie disastrose di Piero Fassino (ricordate la frase "se questo Grillo vuol far politica, si faccia un partito e vediamo quanti voti prende"?). 

 

Nella puntata di martedì 20 settembre il conduttore chiede a Speranza un commento sulle previsioni del voto, visto che un po' tutti gli osservatori danno per scontato che vincerà il centrodestra. "Credo che stiamo sbagliando, Ii penso che invece possa vincere il centrosinistra e questi sono giorni decisivi", dice il ministro che sorprende Floris che chiede numi sulla previsione abbastanza sorprendente. "Penso che in queste ore sta cambiando il clima, credo che c'è una nuova consapevolezza del fatto che il paese non può correre un'avventura e le persone stanno in po' alla volta capendo che con questa destra, con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, si torna indietro". 

 

È lecito chiedersi a chi si riferisca Speranza quando parla di centrosinistra, con il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte che ha svoltato a sinistra nella campagna elettorale. "Mi riferisco alla lista del Pd", chiarisce, "questo è il momento per unire le forze. Io sono una persona di sinistra progressista però penso che questo sia il momento di far cessare le divisioni e di provare insieme a costruire un'alternativa perché dall'altra parte c'è una destra che può isolare l'Italia e può renderla più debole". Sul M5s Speranza spiega che sfiduciare il governo di Mario Draghi sia stato "un errore gravissimo". "Qual è stata la logica di Beppe Grillo e di Conte? Sfiduciamo il governo così forse nascondiamo che per 4 anni e mezzo siamo stati noi ad avere la responsabilità più grande? Perché questa è la verità le persone non possono dimenticare", dice il ministro dei governi rossogiallo e Draghi.

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