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Il confronto tra i politici si fa nel Metaverso. Arriva il primo dibattito virtuale

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Alessio Buzzelli
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Quando si parla del Metaverso e delle sue infinite opportunità spesso si fa riferimento ad un futuro prossimo, a qualcosa di là da venire. Ma la realtà è un'altra, perché il metaverso è qui e ora, è già tra noi, oggi, nel presente. Tanto che persino l'attività umana per eccellenza, la politica, sta iniziando a trasmigrare in questo nuovo universo computerizzato: nei prossimi giorni alcuni partiti politici italiani porteranno avanti la propria campagna elettorale proprio in queste agorà digitali, grazie agli spazi virtuali preparati ad hoc dalla milanese Metaword, società leader in questa innovativa tecnologia.

Il metaverso entra in politica e la politica nel metaverso, dunque, in una strana miscela grazie alla quale una delle più antiche arti praticate dall'uomo si fonde con il più avanzato tra i ritrovati tecnologici odierni, dando origine a qualcosa di davvero mai sperimentato prima. Lo scopo principale dichiarato dai promotori dell'iniziativa è quello di avvicinare il cittadino al politico e l'elettore all'eletto, eliminando gli ostacoli fisici che spesso impediscono tale avvicinamento attraverso la creazione di luoghi, teatri e sale conferenze virtuali in cui lo spettatore possa interagire direttamente con il candidato e persino con gli altri spettatori. O, per meglio dire, con i loro ologrammi: per partecipare a questa sorta comizi elettorali virtuali, infatti, è necessario generare un avatar, una specie di alter ego virtuale «guidato» da noi e che farà le nostre veci durante gli incontri. Come fosse un videogame, in cui però ciò che si fa ha conseguenze sulla vita reale.

«Il progetto - ha spiegato a Il Tempo Antonio Celotto, direttore tecnico metaverso di Metaword-è nato dopo un nostro evento di presentazione organizzato a giugno, quando alcuni politici ci hanno contattato con l'idea di raggruppare il proprio elettorato direttamente su spazi virtuali. Un modo concepito-ha proseguito-per abbattere i tradizionali impedimenti che il mondo fisico può opportadino e politico ciascuno a casa propria) possa invece corrispondere la massima vicinanza reale (grazie alle piazze virtuali del metaverso) costituirebbe una storica occasione per riavvicinare come mai prima le persone tra loro. «Non è un caso-ha sottolineato Celotto-che la nostra sala elettorale si chiamerà Colosseo: un luogo al cui interno si potrà sperimentare il massimo dell'interattività tra cittadino e politico, i quali attraverso i propri avatar potranno parlare, porre domande e avere risposte, scambiarsi documenti e persino stringersi la mano». Un'interazione che, ha precisato Celotto, «per quanto avvenga in modo virtuale resta comunque realmente diretta», con il vantaggio non indifferente di «poter raggiungere in tempo reale a migliaia di persone raccolte in una stessa "stanza", senza la mediazione di altri strumenti immensamente meno interattivi».

Ma come funzionano concretamente questi comizi digitali? «Ci sono due modi per partecipare - ha spiegato il team di Metaword - uno più semplice e un altro più tecnologico. Nel primo caso è sufficiente avere un pc con il quale, dopo aver creato il proprio avatar, sarà possibile entrare nella stanza virtuale e interagire con i presenti, un po' come accade in un videogame. Nel secondo, invece, grazie all'utilizzo di un oculus, l'occhiale inventato perla realtà virtuale, è possibile entrare nel metaverso come fossimo una persona reale, in grado quindi di fare tutto quello che facciamo normalmente nella vita, come camminare, parlare e persino stringere mani». Le applicazioni e implicazioni potenzialmente connesse all'inedito binomio metaverso/politica sembrano essere dunque infinite, anche se non tutti sono d'accordo sulla totale bontà dei risvolti in esse contenute. Molti pensano, ad esempio, che la smaterializzazione della politica in favore degli ologrammi del Metaverso possa contribuire ad aumentare ancor di più la distanza già siderale tra cittadino e rappresentanti.

«Bisogna capire - ha precisato Celotto-che qui nessuno vuole abolire la vita reale, né sostituirla con una virtuale: il Metaverso è solo uno strumento che può e deve aiutare le persone ad incontrarsi quando non ce n'è la possibilità. I veri comizi ele vere strette di mano ci saranno ancora, non ho dubbi».Insomma, il Metaverso non come la realtà che si fa virtuale, ma come una «realtà mista» in cui mondo digitale e mondo reale si fondono insieme, fin quasi a non distinguersi più. Si chiama «realtà virtuale», e non per caso.

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