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Elezioni, Luigi Di Maio non trova lavoro agli altri ma un seggio per sé

Arnaldo Magro
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Il lavoro in Italia c'è. Questo è innanzitutto un dato certificato dall'Istat e da cui partire. Da quarantasei anni il nostro Paese, non annoverava così tanti occupati. Altrettanti sono i posti attualmente vacanti. Le offerte di lavoro in Italia non mancano dunque. Manca chi le accetta. Ora anche 538 navigator, figli del mondo stellato, si ritroveranno senza contratto. Il fatto in sè racchiude tutto il paradosso. Le figure che dovevano trovare il lavoro, si ritrovano dall'altra parte della barricata, a cercarlo. Smuove parecchio ripensare, a distanza di mesi, a quella presentazione maestosa di Luigi Di Maio, della tessera del reddito di cittadinanza. La teca, i velluti scuri e le luci soffuse. Ripensare a quel balcone e alla povertà sconfitta.

 

 

Un sorriso sardonico nel giorno stesso, in cui il ministro degli Esteri, cambia nuovamente pelle e diventa ufficialmente discepolo di Bruno Tabacci. Avremmo forse dovuto capire tutto molto prima. Da quel sorriso bianchissimo sempre troppo presente. «Il sorriso è il segno che ce l'hai fatta» diceva Madre Teresa di Calcutta. È proprio così.

 

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