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Federico D'Incà abbandona il M5S: “Come un estraneo. Lo faccio per il bene del Paese”

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Tra coloro che a seguito della crisi di governo hanno deciso di abbandonare il Movimento 5 Stelle c’è anche il ministro ai Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. L’ex pentastellato spiega in un’intervista a Repubblica ciò che l’ha spinto a dire basta e a staccare la spina dopo dodici anni di militanza tra le fila grilline: “Non ci ho dormito diverse notti, sono state giornate di grande sofferenza, alla fine mi sono detto ‘prima del partito viene il bene del Paese’. Ho maturato la scelta la sera del 20 luglio, dopo il non voto sulla fiducia. Una giornata di confronto tesissimo, dove ho assistito in presa diretta alla fine del governo Draghi. Quando sono rimasto solo nella sala del governo mi sono detto che dovevo lasciare il M5S, quella giornata non poteva rappresentare me e i miei valori. Mi sono confrontato con persone di cui ho fiducia, non volevo fosse una cosa a caldo. Alla fine mi sono sentito un estraneo nel mio stesso gruppo e ho preso la decisione. Non c'è una correlazione con il mantenimento del tetto dei due mandati, avevo già scelto”.

 

 

D’Incà è tra coloro che restano pesantemente aggrappati a Draghi: “Sono convinto che oggi i cittadini, senza guardare la classica distinzione tra populismo, sovranismo, destra o sinistra, penseranno al senso di responsabilità. A chi lo ha avuto e a chi no. Tutte le persone che ho incontrato in questi giorni sono preoccupate per quel che può succedere a settembre o ottobre, volevano stabilità: parlo di amministratori locali, artigiani, piccola e media impresa. Tutti si domandano perché è caduto il governo e non lo comprendono”. Poi il siluro al leader Giuseppe Conte: “Le persone che gli stavano vicino non gli hanno fatto capire le conseguenze che ci sarebbero state. Lo ringrazio per il lavoro fatto nel Conte 2, in un periodo difficilissimo, però le nostre visioni non sono mai state allineate nell'ultima fase. Le mie critiche non l'ho mai nascoste, aver innescato questa crisi è stato un errore molto grave”.

 

 

Voci di Palazzo lo vogliono vicino ad un passaggio con il Pd in vista delle elezioni del 25 settembre: “Ora - dice D’Incà - sono concentrato sui lavori parlamentari della prossima settimana, l'ultima effettiva per Camera e Senato. Penso occorra aiutare il Paese a non perdere il lavoro fatto, continuando ad avere una visione internazionale, di progresso e diritti civili. E per questo serve un impegno da parte delle persone. Per non consegnare il Paese alle destre serve l'impegno di tutti, il campo è quello delle forze progressiste. Tutto è stato messo in discussione senza un senso preciso e senza un punto di caduta da parte del M5S, è stata un'ingenuità da parte loro”.

 

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