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Elezioni anticipate, il piano del centrosinistra per fermare Salvini e Meloni: tutti dentro e ingovernabilità

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Il segretario dem Enrico Letta lo ha detto ai suoi, in campagna elettorale dovranno avere gli "occhi della tigre" tipo Rocky Balboa. Ma il piano del Pd e delle altre forze del centrosinistra non è tanto vincere l'incontro, quanto tenere fermo l'avversario. Tutto sta nel calcolo dei seggi. Alle elezioni politiche del 25 settembre il Pd spera nella "palude" con l'obiettivo di 30 collegi al Senato, quota di seggi uninominali che impedirebbe al centrodestra "di avere la maggioranza a Palazzo Madama: ecco perché si lavora a un'alleanza" che va da Roberto Speranza a Renato Brunetta, si legge in un'analisi di Libero. 

 

Quella l'asticella fissata nelle segreterie della galassia "draghiana", almeno trenta senatori su 74 collegi uninominali dove uno solo viene eletto. Il Pd e i vari partiti (l'elenco comprende Carlo Calenda, Matteo Renzi, Giovanni Toti, Luigi Di Maio, Roberto Speranza e altri potrebbero aggiungersi) sperano di impedire che il centrodestra ottenga la maggioranza in Senato e consegnare il Paese all'ingovernalibità. 

 

A confermare il datò è il professor Roberto D'Alimonte (Centro studi elettorali della Luiss)  che sul Sole-24 Ore ha scritto che al centrosinistra bastano una trentina di seggi uninominali "per impedire al centro-destra di conseguire la maggioranza assoluta al Senato. Missione difficile, ma non impossibile". Secondo le ultime analisi di Youtrend-Cattaneo Zanetto per raggiungere l'obiettivo servirebbe un'alleanza con dentro tutti, dal Movimento 5 stelle a Di Maio e Calenda. Insomma, altro che campo largo, ne serve uno extra-large che Giuseppe Conte ha già bocciato. 

 

E allora che fare? "L'unico modo per sperare di strappare la vittoria completa al centrodestra sarà presentare in quei 74 collegi, dove Lega, Forza Italia e Fdi si schiereranno compatti attorno ad un unico nome, non più candidati in competizione (quello di Calenda, quello di Renzi, quello di Letta...), ma uno solo, su cui tutte le altre sigle, nel nome della continuità con il programma di Mario Draghi, possano convergere", spiega Libero

 

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