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Governo, ambasciatori in missione per un'intesa Draghi-Conte. Dentro al M5S pronti al tradimento

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Ore calde per il destino del governo di Mario Draghi. In attesa della riunione del Consiglio Nazionale del Movimento 5 Stelle, fissato per domani mattina in vista del voto del Senato di giovedì sul dl Aiuti, sono numerosi i sussurri sulla tenuta dell’esecutivo. Alcuni emissari sono al lavoro per trovare un difficile compromesso tra Draghi e Giuseppe Conte, in modo da salvare la legislatura: i 13 miliardi per le politiche sociali sono stati proprio destinati per evitare l’addio della compagine grillina.

 

 

Ma il problema, evidenzia Affari Italiani, è che “se anche Conte dovesse alla fine dare l'ordine di votare la fiducia a Palazzo Madama non tutti i suoi senatori potrebbero seguirlo. A Palazzo Madama i grillini sono meno draghiani che a Montecitorio e laddove più della metà degli eletti M5S al Senato non votasse la fiducia all'esecutivo, malgrado l'eventuale sì dell'ex premier, la crisi ci sarebbe comunque”. C’è quindi da convincere il gruppo di senatori oltre al leader Conte. Con lo strappo grillino lo scenario è già tracciato: Draghi salirebbe subito al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da qui in poi è difficile prevedere il futuro, anche se Mattarella cercherebbe di convincerlo a restare alla guida del governo almeno per varare la Legge di Bilancio per il 2023, evitando l'esercizio provvisorio.

 

 

Draghi potrebbe anche dire sì a questa ipotesi, ma ponendo dei paletti stringenti. Bisognerebbe mettersi all’opera per realizzare la manovra economica che verrebbe approvata già a settembre, per poi andare al voto tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre. Difficile che si arrivi ad uno scioglimento immediato delle Camere, poiché nella testa del Capo di Stato c’è il timore che poi non ci siano i tempi per approvare la finanziaria, con una valanga di conseguenze sui mercati. Giovedì sarà la giornata chiave: l'Italia resta a guardare in casa M5S.

 

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