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Elezioni Amministrative 2022, il voto premia la Meloni che pungola gli alleati: ora lascino Draghi

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Esulta il centrodestra ma la vera vincitrice del primo turno delle amministrative è una: Giorgia Meloni. Nel giorno in cui la coalizione strappa Palermo al centrosinistra e conferma i sindaci uscenti a Genova e L’Aquila, il dato che emerge con chiarezza è quello riguardante la crescita di Fratelli d’Italia, non più solo attraverso i sondaggi. Lo stesso non si può dire per la Lega di Matteo Salvini vittima di una emorragia di consensi e sorpassata dal partito di via della Scrofa in molti Comuni del Nord al voto. Nel centrosinistra il vincitore è un campo largo che ancora non esiste. Il voto per le amministrative sembra confermare la necessità di costruire un’ampia alleanza progressista, che vada oltre l’intesa Pd-M5S e apra ad Azione di Carlo Calenda e alle altre forze moderate. Unico modo per sperare di battere alle politiche del 2023 un centrodestra che, unito, si rivela vincente. I risultati confermano i dem come primo partito, ma i cinque stelle restano al palo, mentre cresce la componente centrista, la stessa che vuole far fuori i pentastellati dalle alleanze future. Il voto, insomma spinge il leader del Nazareno Enrico Letta alla costruzione di «un centro sinistra, un campo progressista, attorno al Partito democratico», dice, perché è «l’unico argine per evitare la vittoria delle destre nel nostro Paese».

La Meloni è certamente la più soddisfatta: «Non parlo dei dati delle liste perché sono ancora parziali», spiega Meloni a fine giornata, quasi a non voler mettere il dito nella piaga ma le tendenze che arrivano non lasciano troppo spazio a dubbi: da Genova a L’Aquila passando per Verona, Alessandria, Monza e Parma, FdI è data avanti rispetto al Carroccio. E al Sud le cose non vanno meglio per il Capitano e la nuova lista "Prima l’Italia" che non arriva a sfiorare neanche la doppia cifra in Sicilia. Eppure il segretario leghista prova a minimizzare: «Davano la Lega per morta ma continuiamo a crescere. Siccome c’era qualche giornale che parlava del dietrofront nel lombardo-veneto, dico che abbiamo 18 nuovi sindaci tra Lombardia e Veneto».

A cambiare però sono i rapporti di forza tra alleati di centrodestra, con Meloni che lo evidenzia senza giri di parole: «Il dato di FdI all’interno della coalizione, che cresce orizzontalmente praticamente in tutte le città al voto, dice che siamo la forza traino del centrodestra ed è anche una indicazione sulla chiarezza del posizionamento che il partito ha portato avanti». Insomma, la scelta di schierarsi all’opposizione del governo Draghi si sta rivelando azzeccata e l’esito del primo turno, aggiunge, si chiude con «alcuni avvisi ai naviganti». «In primis arriva una indicazione dagli elettori di centrodestra che vogliono una coalizione unita ma che sia anche chiaramente alternativa alla sinistra - è il messaggio inviato a Lega e Forza Italia - Vedo configurarsi ancora di più un ritorno a un sano bipolarismo, e perché l’alternanza sia credibile il centrodestra non deve essere ondivago». Non solo, «credo che questo voto dovrebbe definitivamente far dissuadere chiunque, anche nel centrodestra, dovesse ragionare ancora in termini di legge proporzionale. Noi dobbiamo continuare a difendere un sano sistema maggioritario». Allargando lo sguardo al campo progressista, poi, Meloni non può fare a meno di accendere i riflettori «sull’enorme calo di consenso del M5s che non raggiunge la doppia cifra praticamente da nessuna parte». «La situazione mi pare abbastanza compromessa - analizza - forse bisogna interrogarsi sul fatto che la forza principale che sostiene in Parlamento il governo Draghi non esiste più nella Nazione. Bisogna chiedersi se sia il caso di tenere in piedi questo governo». Interrogativo rivolto anche a Berlusconi e Salvini: «Se gli chiedo ufficialmente di uscire? Fossi in loro io lo farei». Dalle parti di via Bellerio, però, il tema non è considerato di stretta attualità. «Non confondiamo il mandato per governare Belluno e Palermo con gli enormi problemi che l’Italia dovrà affrontare - taglia corto Salvini - Noi chiediamo di proteggere il lavoro e il risparmio degli italiani. Su questo peseremo il governo e non su dati di amministrative sicuramente rilevanti, dove però vengono pesati i sindaci».

Dopo i ballottaggi in programma tra 2 settimane, ricorda quindi Meloni, si farà «il consultivo definitivo», ma già nelle prossime ore a tenere banco sarà il nodo Sicilia con la ricandidatura del governatore Nello Musumeci finora spinta da FdI e osteggiata dagli alleati. «Chiaramente abbiamo le nostre idee - le parole della presidente di FdI - e voglio dire questo: noi che oggi siamo una forza che è non secondaria all’interno del centrodestra non diamo aut aut, ci aspettiamo che non li diano neanche gli altri». «Evidentemente lì dovremo trovare qualcuno che unisce - è la replica a distanza di Salvini - Per la Sicilia è giusto che si decida in Sicilia, l’importante è che il centrodestra vinca». Il tema regionali però è già caldo come dimostra il rilancio del Capitano per le partite che si giocheranno in Lombardia e Lazio: «Fontana ha ben governato e dovrebbe continuare a ben governare. Questa sarà la nostra proposta al centrodestra. Agli alleati dico che è importante individuare prima possibile un candidato competitivo nel Lazio, perché si può vincere». Un modo elegante per far notare all’alleata che, nonostante la forza dei numeri, non potrà dettare la linea su tutto.

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