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Regione Lazio, il Pd fa la prima mossa. Daniele Leodori sfida Alessio D'Amato

Daniele Di Mario
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Alessio D'Amato c'è. Daniele Leodori pure. Il vicepresidente della Regione Lazio annuncerà oggi la propria disponibilità a candidarsi alle primarie del centrosinistra che, probabilmente a ottobre, verranno convocate per scegliere il candidato governatore. Nel Lazio, sinora, il centrosinistra non ha mai scelto il candidato presidente attraverso i gazebo, ma - si fa notare dal Pd- in Italia in altre Regioni le primarie di coalizione sono già state sperimentate in passato. E con successo. Come dimostrano i casi di Puglia (con Michele Emiliano) e Campania (con Vincenzo De Luca). Anche nel Lazio, dunque, il Partito democratico si affiderà alle primarie per scegliere l'uomo(o la donna) che sfiderà il centrodestra per succedere a Nicola Zingaretti, governatore uscente al secondo mandato che non si ricandiderà eche approderà in Parlamento alle prossime elezioni politiche. Appuntamento oggi alle 17.30 allo Chalet del Lago, all'Eur. È questa la suggestiva location scelta da Leodori per la convention «Lazio 203». Il vicepresidente del Lazio dirà quelloche da settimane si vocifera tra le stanze di via Cristoforo Colombo e i corridoi della Pisana: se il centrosinistra organizzerà le primarie, lui sarà della partita. Un evento che fa il paio con quello dello scorso 10 gennaio al Tempio di Adriano. In questi ultimi mesi, del resto, Leodori è stato molto attivo sul territorio laziale.

 

 

Ultimo appuntamento di rilievo ieri, quando a Civitavecchia insieme a Roberta Lombardi (assessore regionale alla Transizione Ecologica e big del M5S nel Lazio) ha presentato, con un documento di trecento pagine, il piano di transizione ecologica per la città portuale. Oggi pomeriggio allo Chalet del Lago non ci saranno, naturalmente, né Zingaretti né il segretario del Pd Lazio Bruno Astorre. Ma la platea sarà comunque gremita di dirigenti politici (senatori, deputati, consiglieri regionali) e amministratori locali, sindaci soprattutto. Soprattutto, saranno presenti i rappresentanti di diversi partiti che oggi costituiscono la maggioranza di Nicola Zingaretti in Consiglio regionale. Di sicuro ci sarà il M5S, i Verdi, la sinistra civica, LeU. Azione, per bocca del leader Carlo Calenda, ha invece da tempo fatto sapere che sosterrà l'assessore regionale alla Sanità D'Amato. Intanto la macchina politica del centrosinistra è già in moto in vista delle elezioni regionali del 2023, che, a meno di clamorosi colpi di scena, si terranno in election day con le Politiche tra febbraio e marzo del prossimo anno. A conti, fatti, considerando la pausa estiva, al voto non manca poi molto e, dopo l'estate, saremo già in campagna elettorale. Per questo, dopo la direzione regionale del Pd dello scorso 31 maggio, ieri si è tenuto il tavolo di coalizione, convocato su impulso della segretaria regionale democratica. Al vertice - spiega Bruno Astorre hanno partecipato tutti i responsabili delle forze politiche della maggioranza di Zingaretti, compreso il M5S. L'eventuale coinvolgimento di forze moderate in uscita dal centrodestra verrà invece valutato in un secondo momento. La convocazione del tavolo di coalizione è servita per cominciare a parlare del programma, che sarà di innovazione pur nella continuità di quanto realizzato nei dieci anni di governo Zingaretti. Non si è parlato, ovviamente, di candidature né di primarie, capitoli demandati a un momento successivo. La priorità del centrosinistra per ora è il programma.

 

 

La direzione regionale del Pd Lazio, lo scorso 31 maggio, ha comunque approvato un ordine del giorno che dà mandato alla segreteria regionale «di costruire il tavolo della coalizione che si presenterà alle prossime regionali partendo dalle forze politiche e civiche» di maggioranza; coinvolgere gli alleati nella redazione delle priorità programmatiche; decidere insieme al tavolo della coalizione le modalità per scegliere il candidato presidente, «seguendo i criteri del massimo coinvolgimento e della massima unità possibile, senza escludere, se necessario, strumenti di partecipazione democratica come le primarie, intese come il coraggio della politica di promuovere un percorso aperto, che chiami a raccolta il vasto popolo del centrosinistra e dei progressisti del Lazio». Le primarie come via maestra, insomma, come auspicato dallo stesso Astorre all'agenzia Dire. Quanto alla legge elettorale, ieri Astorre sempre alla Dire ha chiarito che una sua modifica non è all'ordine del giorno. Quanti a possibili altri candidati, Enrico Gasbarra lunedì ha partecipato all'Acquario Romano a un evento della Lista Civica Gualtieri, glissando su un proprio coinvolgimento: «Sono qui per ascoltare».

Circolano anche i nomi delle ex ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin. Al Nazareno, il dossier Lazio ancora non è stato affrontato. Di certo si vuole evitare una conta fratricida come fu nel 2013, quando alle primarie a sindaco si candidarono quattro candidati Pd: Ignazio Marino, David Sassoli, Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino. Possibile non fare le primarie? Molto molto difficile, l'importante sarà garantire un «percorso ordinato», come spiega Astorre. Indubbiamente, le primarie del centrosinistra di ottobre costringeranno il centrodestra ad accelerare nella scelta del proprio candidato, per non lasciare alla sinistra settimane - o, peggio, mesi - di campagna elettorale solitaria. A luglio si dovrà sciogliere il caso-Sicilia con il nodo della ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci fortemente voluta da Fratelli d'Italia. Subito dopo, probabilmente a settembre, i leader del centrodestra dovranno affrontare il dossier Lazio, per non rischiare di fare come nel 2018, quando la candidatura di Stefano Parisi arrivò quasi in extremis dopo un lungo dibattito, di fatto precludendo alla coalizione qualsiasi possibilità di recupero e regalando la vittoria a Zingaretti.

 

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