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Caso Giuseppe Conte, il tribunale di Napoli prende tempo

Gaetano Mineo
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Giuseppe Conte continua a essere il presidente «sospeso» del Movimento 5 stelle. Il Tribunale di Napoli, ieri, ha deciso di non decidere sulle sorti dei vertici pentastellati, rinviando il verdetto di qualche giorno. Quindi, la telenovela giudiziaria che vede sotto la lente della giustizia lo statuto pentastellato continua. Di conseguenza, ci sarà ancora da attendere sulla richiesta di sospensione delle ultime votazioni nel MoVimento in quanto il giudice del Tribunale partenopeo ha voluto «trattenere la causa in decisione», riservandosi quindi di emettere la sentenza dopo la valutazione del fascicolo d’indagine. Un fascicolo che, secondo gli attivisti grillini che hanno presentato il ricorso - scatenando questo terremoto in casa 5 stelle – contiene, fra l’altro, 19 rilievi che saranno alla base «del definitivo ko tecnico». Secondo il legale dei ricorrenti, lo statuto con cui Conte è stato eletto presidente del Movimento «viola il principio di parità tra associati e favorisce l’eleggibilità esclusiva di pochi "ottimati" negli organi di garanzia», puntella Lorenzo Borré.

Intanto, l’ex premier da Palermo, in tour elettorale, ostenta ottimismo: «Va bene così, affrontiamo serenamente questo ulteriore passaggio giudiziario. Ci difendiamo nei processi, come è giusto che sia, e non dai processi». Ma la tensione all’interno del M5s è altissima, perché come detto più volte, un ulteriore stop allo statuto pentastellato e di conseguenza alla elezione di Conte presidente, inevitabilmente farebbe implodere il Movimento ridando il timone del partito a Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Il resto è imprevedibile. La discussione davanti alla giudice Loredana Ferrara è durata due ore, dopodiché, come detto, tutto rinviato. Borrè sostiene che «due ore per esporre i punti di attacco e di difesa dimostra la sostanza della materia». «Abbiamo messo sul tappeto l’assenza del metodo assembleare - spiega l’avvocato dei ricorrenti - fulcro della democrazia: non c’è stata la possibilità di proporre delle alternative e l’assenza della possibilità di concorrere alla candidatura da parte degli iscritti sia per quanto riguarda la presidenza sia le altre cariche associative significa che è mancato l’ABC della democrazia». È opportuno ricordare che l’unica candidatura a presidente del M5s era quella di Conte, che ovviamente è risultata vincente. L’avvocato Francesco Astone, che invece rappresenta il Movimento, non condivide affatto la tesi accusatoria del collega: «A nostro avviso ci sono una serie di contestazioni di tipo formale, che il Movimento ritiene strumentali». Ma, come già ribadito, la telenovela giudiziaria continua. E Conte rimane ancora «sospeso».
 

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