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Riecco la Patrimoniale. Maurizio Landini (Cgil) chiede al premier Draghi un "contributo di solidarietà"

Dario Martini
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Uno spettro si aggira ciclicamente per l'Italia: la patrimoniale. Ogni anno la sinistra ci prova. Gli ultimi tentativi, nel 2020 e nel 2021, sono stati respinti al mittente con non poche difficoltà. Stavolta il tentativo arriva dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ormai da giorni, in ogni sua uscita pubblica, batte sullo stesso tasto. Lo chiama «contributo di solidarietà», ma poco cambia. Sempre di una tassa sul patrimonio si tratta.

Stuzzicato da Lucia Annunziata, a "Mezz'ora in più", Landini ha spiegato la sua ricetta per risollevare le sorti dell'economia e aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. Il leader del sindacato innanzitutto propone di aumentare gli stipendi del 6-7%, recuperando l'inflazione reale, e non il 2,5% come sarebbe se fosse applicata l'Ipca (indice dei prezzi al consumo, ndr).

Poi, l'affondo nei confronti dei redditi maggiori. La sua idea è la seguente: «La situazione è peggiorata, stiamo andando verso una situazione drammatica. Serve intervenire ora, non aspettare l'autunno. Se non agiamo ora la situazione è tale che diventerà esplosiva. Servono misure straordinarie considerato che tutti parlano di salari bassi e povertà. Il governo ci convochi. Non propongo patrimoniali, ma dico che si può aumentare la tassazione delle rendite e quella sugli extra profitti. E dico anche che non è scandaloso pensare a un contributo straordinario di solidarietà per cui chi sta meglio aiuta chi sta peggio».

Per Landini, «i 200 euro una tantum in busta paga decisi dal governo non bastano. Ai lavoratori sotto i 35mila euro di reddito annuo manca una mensilità». Non è un caso che uno dei maggiori sostenitori del segretario della Cigl sia il numero uno di Sinistra italiana e deputato di LeU Nicola Fratoianni: «Mi ritrovo molto nelle parole di Landini, dall'aumentare la tassazione sugli extraprofitti del doppio (al 50%, come in Francia) se non di più, al contributo di solidarietà da parte dei redditi più alti per ridurre il peso su lavoratori e pensionati».

Nel dicembre 2020, in piena pandemia, era stato lo stesso Fratoianni a presentare, insieme al collega Orfini del Pd, un emendamento alla manovra che introduceva un prelievo progressivo sui grandi patrimoni. Pochi mesi prima, ad aprile, nelle fasi iniziali del Covid, con il Paese in lockdown, era stato sempre il Pd a proporre «un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021, che avrebbero dovuto versare i cittadini con redditi superiori a 80mila euro. Gettito atteso: un miliardo e trecento milioni annui. Centro destra, Italia Viva e M5S fecero subi to muro.

L'allora premier, Giuseppe Conte, respinse l'idea spiegando che non era il momento di proporre patrimoniali. L'ultima volta che siamo andati vicino al contributo di solidarietà è stato lo scorso dicembre, quando M5S, Pd e LeU volevano introdurre una tassa una tantum sui redditi più alti per far fronte al rincaro delle bollette. Il meccanismo prevedeva un contributo per il 2022 pari al decremento Irpef dei redditi sopra i 75mila. Il premier Draghi riuscì a bloccare l'ennesimo blitz della sinistra grazie a 800 milioni di euro scovati nelle pieghe del bilancio. Oggi, sei mesi dopo, ci risiamo. Per il momento l'attacco ai patrimoni più alti arriva da Landini. La sinistra, impegnata nella campagna elettorale per le amministrative, attende.
(foto LaPresse)

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