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“Giusto votare sì ai referendum del 12 giugno”. Aumenta la fronda nel Partito Democratico

Daniele Di Mario
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Debora Serracchiani non ha dubbi. Votare cinque no ai referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali è «la scelta migliore». La posizione della capogruppo Pd alla Camera, affidata a una intervista a Il Piccolo di Trieste, è in linea con quella del segretario Dem Enrico Letta. «I cittadini vadano a votare. Dal mio punto di vista, la scelta migliore sono cinque no», spiega Serracchiani, contraria soprattutto all'abolizione della legge Severino e alla modifica delle misure cautelari. Sulla Severino, a non convincere la capogruppo è «il fatto che la si voglia abolire in toto. Quello che invece andrebbe fatto è intervenire chirurgicamente sulla parte della legge che ha creato problemi. In particolare, quella relativa agli eletti, sospesi dalla carica automaticamente anche in presenza di una condanna non definitiva». Quanto alle misure cautelari, «il pericolo è di far peggio. Se è vero che c'è a volte un abuso, il prevalere del sì impedirebbe di colpire con le misure cautelari la reiterazione di reati tremendi come lo stalking, la violenza, i maltrattamenti in famiglia, lo spaccio di droga, i reati fiscali». Sugli altri tre quesiti, invece, la Serracchiani reputa sufficiente la riforma Cartabia.

 

 

Una posizione, come detto, che rispecchia quella del segretario Letta. Eppure il Pd è sempre più spaccato e sono sempre di più i dirigenti che non si allineano al Nazareno, che comunque ha lasciato libertà di coscienza perché - ha spiegato Letta - «il Pd non è una caserma», pur ammonendo: «La vittoria dei sì aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe». Un appello a votare sì a tre quesiti del referendum del 12 giugno per sostenere «il lavoro fatto dal Parlamento» con la riforma Cartabia viene lanciato in una conferenza stampa alla Camera da alcuni esponenti Pd che nei giorni scorsi hanno firmato un documento dei quesiti referendari. Tra questi il dem Enrico Morando, presidente di Libertà Eguale, che chiede al servizio pubblico un'informazione adeguata sui referendum. «Assieme ad altre personalità della sinistra - spiega Morando - ci siamo incontrati per stilare un documento che spiega le regioni per cui sosteniamo il sì ai referendum, a tre quesiti (il più importante è quello sulla separazione delle funzioni) che sono quelli i cui contenuti sono oggetto dell'azione riformatrice del Parlamento, il pacchetto Cartabia». C'è poi il tema della partecipazione al voto e i promotori dell'appello chiedono che venga fatta un'adeguata informazione da qui al 12 giugno. Specie da parte della Rai che, sottolinea Morando, «finora non ha fatto nulla. Io non so se sono fondati i sondaggi e che parlano di un 30-35% a conoscenza del referendum. Se fosse vero che siamo al 30%, si tratterebbe di un vero e proprio miracolo visto che nessuno ha ancora fatto niente e in particolare la Rai, cosa che considero scandalosa. Con un po' di lavoro, con un'informazione non burocratica ma che dia conto del confronto in atto, si può ottenere il quorum».

 

 

E comunque, aggiunge il capogruppo Pd in Affari Costituzionali Stefano Ceccanti, il numero dei sì sarebbe importante, dal punto di vista politico, a prescindere. «Ha un effetto politico, in special modo ha un impatto se la riforma è all'esame del Parlamento. Non è che il voto sul referendum sulle trivelle non abbia inciso sul processo decisionale. Quindi il mio è un invito al voto utile, perché è utile anche a prescindere dal quorum». Tanti i dirigenti di sinistra che si sono esposti per il sì. Tra questi il senatore Pd Andrea Marcucci, i sindaci di Milano e Bergamo Giuseppe Sala e Giorgio Gori. Non sono ex renziani, ma anche politici provenienti dalla sinistra, come Massimiliano Smeriglio, eurodeputato eletto da indipendente nelle liste Pd, che ieri su Il Foglio si è esposto annunciando il proprio voto a favore dei quesiti referendari e invitando la sinistra «ad avere coraggio». Senza dimenticare Goffredo Bettini, primo coordinatore del Pd, che sin dall'agosto 2021 aveva annunciato il proprio sostegno all'iniziativa referendaria di Lega e Radicali.

 

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