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Mario Draghi, la conferenza negli Usa: "La Russia non è più Golia". Come si arriva alla pace

Giada Oricchio
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Mario Draghi tira il freno a mano: “E’ venuto il momento di chiedersi come si costruisce la pace” e punge la Russia: “Non è Golia”. Poi il retroscena: “Ecco cosa mi disse Putin”. Al termine della visita ufficiale a Washington, dove ha incontrato il presidente americano Joe Biden, Mario Draghi, mercoledì 11 maggio, ha parlato alla stampa ribadendo che gli Usa ritengono l’Italia un alleato forte e affidabile e che bisogna continuare a sostenere l’Ucraina e a far pressioni su Mosca. Ma, e qui sta la novità di Draghi, bisogna anche “cominciare a chiedersi come si costruisce la pace”.

Il premier ha sottolineato: “Il percorso negoziale è difficile, ma dobbiamo chiederci come costruirlo. Un punto importante è che questa pace, per essere sostenibile, deve essere la pace che vuole l’Ucraina, non imposta da un certo tipo di alleati o da altri”.

 

Poi il presidente del Consiglio ha spiegato che la guerra ha cambiato fisionomia: “Inizialmente si pensava che ci fosse un Golia e un Davide, che fosse una guerra di difesa disperata che non sembrava non riuscire, oggi il panorama si è completamente capovolto. Non dico che ci sia un Golia e un Davide, ma certamente non c’è più un Golia”. Così Draghi ha colpito l’ego della Russia aggiungendo: “Certamente quella che sembrava una potenza invincibile, sul campo e con le armi convenzionali si è dimostrata una potenza non invincibile”.

Insomma, le esercito russo più o meno come l’Invincibile Armata nel 1588. Il premier italiano ha spinto per la pace chiedendo uno sforzo a tutti per portare Russia e Ucraina al tavolo negoziale: “Non è più valida la risposta che mi veniva data qualche tempo fa quando la guerra sembrava diversa. La risposta che mi fu data dal presidente Putin fu ‘è troppo presto perché bisogna che un accordo sia già pronto. Era la risposta di una parte  che pensava di avere un tale vantaggio, da consentire di chiudere soltanto quando ha conseguito i suoi obiettivi. Ora non è più così”.

Mario Draghi ha precisato che qualunque sia il tipo di accordo (liberazione totale dell’Ucraina, cessione di una parte del territorio, neutralità, ecc.), nessun mediatore deve cercare affermazioni di parte: “Bisogna togliere il sospetto che si arrivi a una pace imposta, che magari fa comodo agli Stati Uniti, agli europei, ai russi, ma non agli ucraini. Questa è la ricetta per arrivare al disastro, sarebbe una pace non credibile. Deve essere una pace mantenibile e sostenibile negli anni a venire altrimenti sarà una finta pace che verrà tradita in ogni momento. E’ Zelensky che definisce cos’è una vittoria, è l’Ucraina che deve definire cos’è una vittoria, non lo stabiliamo noi”.

Fra le altre cose, il premier italiano ha rilanciato la necessità di un tetto al prezzo del gas in Europa: “L’ipotesi è stata accolta con favore dall’amministrazione americana che però punta più su un tetto al prezzo del petrolio. L’attuale struttura dei prezzi del mercato non funziona, le distorsioni in Europa sono molto forti. In ogni caso, ogni iniziativa non deve andare a detrimento degli investimenti sulle energie rinnovabili e sugli obiettivi di transizione ecologica che rimangono fissi. Questo significa un aumento molto più forte sulle rinnovabili”.

La Russia non è invincibile, è necessario costruire un tavolo per fissare gli obiettivi e gli interessi europei e americani sono diversi (“L’Europa è l’alleato degli Stati Uniti, le visioni non sono in contrasto, ma sono in fase di cambiamento”). Questa in sintesi la nuova posizione di Mario Draghi decisamente non appiattito sulle posizioni di Biden, ma più vicino a Macron e Scholz. 

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