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Guerra Ucraina e armi, la frase pericolosa del ministro Guerini: "Contro le postazioni russe". Ed esplode la polemica

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Un impegno dell'Italia in una "Nato più forte" e a causa del "calcolo strategico sbagliato di Putin forse anche più grande". Che vedrà Roma impegnata al fianco dell'Alleanza Atlantica anche nelle missioni in "Bulgaria e Ungheria", ma le parole del ministro della Difesa Lorenzo Guerini davanti alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, finiscono per innescare una polemica sul rischio che l'invio di armi in Ucraina possa essere visto come una partecipazione attiva dell'Italia al conflitto.

Roma "continuerà a supportare L'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile", afferma il numero uno della Difesa. Una frase che per alcuni celerebbe dietro la possibilità di un intervento italiano, al fianco della Nato, non più soltanto difensivo. Per questo subito dopo il dicastero corregge il tiro e in una nota precisa che Guerini "si riferisce a munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini".

Ma le reazioni politiche, soprattutto sponda M5s, non sono tardate ad arrivare. "Purtroppo continuiamo a sentir parlare troppo di armi e poco di negoziati. Il Governo deve chiarire se stiamo lavorando a un’escalation militare o a un’escalation diplomatica orientata a fermare la guerra", afferma in una nota Giuseppe Brescia, coordinatore comitato sicurezza del Movimento 5 Stelle. Subito dopo è stata la volta del leader pentastellato Giuseppe Conte, che pur dando atto a Guerini "di aver fatto una precisazione assolutamente doverosa", ha anche ribadito la necessità "che il premier Draghi e il ministro della Difesa vengano in Parlamento e si confrontino con i rappresentanti del popolo". Lo stesso perimetro, va evidenziato, che Guerini ha sottolineato davanti a deputati e senatori di voler perseguire.

Allo sforzo "convinto e concreto di oggi" dovrà seguirne uno domani "al fianco del popolo ucraino per sostenere la ricostruzione del Paese", sottolinea il ministro della Difesa, che parlando delle armi donate a Kiev elenca: "Sistemi contro carro, di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamenti di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit sopravvivenza", illustra spiegando in dettaglio le ragioni delle segretezza sull'elenco degli armamenti. Tre ragioni. La prima: "Evitare di palesare eventuali criticità o vulnerabilità delle forze di sicurezza ucraine", dice Guerini. "Non enfatizzare dal punto di vista comuncativo gli invii di armi - la seconda - avendo cura di non far percepire in termini provocatori alla parte russa questo tipo di attività". E infine un motivo "tecnico". Cioè "che in particolari casi sono oggetto di cessione alcuni armamenti di fabbricazione straniera in dotazione alle nostre forze armate e in cui i Paesi produttori hanno chiesto di mantenere la necessaria riservatezza", spiega il ministro della Difesa. Che è altrettanto netto nel suo giudizio sulla "guerra all'Ucraina e non in Ucraina".

Tornando sull'aggressione russa, Guerini rimarca: "E' una minaccia all'architettura di sicurezza europea" per cui "la Russia deve prendere atto degli esiti della campagna militare e ripensare la sua postura rispetto alla comunità internazionale" perché non ci sarà "alcun negoziato senza un reale cessate al fuoco, senza smettere di bombardare". La minaccia di un'escalation nucleare da parte di Mosca? Non ci crede il ministro. È "comunicazione strategica" e bisogna "stare attenti a misurare le parole e avere la capacità di separare l'uso propagandistico e strumentale della minaccia rispetto alla sua reale possibilità" pur nella consapevolezza che "la dottrina militare russa prevede il possibile uso di ordigni nucleari tattici in caso di stallo operativo".

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