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La guerra in Ucraina rischia di far saltare in aria il Pnrr. Esplode tutto, inflazione alle stelle

Andrea Pasini
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Il conflitto ucraino mette in discussione anche il Recovery Fund, in particolare i fondi previsti per quest’anno. L’inflazione che si prospetta raggiungere il +5%, ma soprattutto i costi sempre più crescenti delle materie prime e dell’energia potrebbero avere un serio impatto sul costo di alcune opere pubbliche contenute del testo del Pnrr. Unimpresa è stata la prima a lanciare l’allarme sui 40 miliardi di euro che il nostro Paese dovrebbe ricevere nel corso di quest’anno, la metà dei quali è già stata erogata dalla Commissione europea. Come già detto, la minaccia principale è l’inflazione. I prezzi degli appalti per la costruzione e l’ammodernamento di importanti infrastrutture erano infatti stati stimati prima della guerra, e appare necessario rifare i conti, al netto degli aumenti dei costi di materie prime ed energia. Io sono Andrea Pasini un imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e credo che a pesare sul futuro economico italiano sarà anche l’effettiva durata del conflitto in Ucraina, perché se è vero che per ora non si parla di recessione, le nostre previsioni per il Pil si sono già dimezzate, scendendo sotto il 3%.

 

 

In questo scenario sarà cruciale il ruolo delle banche che devono essere messe in condizione di contribuire al pieno funzionamento del Pnrr con meno rigidità per quanto riguarda le regole sulla gestione dei rischi, rispetto a oggi. Sono due gli interventi attualmente possibili per evitare che questi soldi fondamentali per la crescita economica dell’Italia non vadano sprecati. Da un lato, le garanzie sui nuovi prestiti bancari concessi alle aziende e le moratorie, vanno rinnovati a tempo indeterminato, almeno fino alla fine della guerra in Ucraina. Dall'altro lato, la Bce e l'Ue devono rivedere le regole stringenti che impongono alle banche paletti rigidissimi sia per concedere nuovo credito sia per gestire le sofferenze bancarie.

 

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