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L'Europa si divide sul nuovo Recovery. Tornano alla carica i Paesi «frugali»

Angela Barbieri
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Dopo due settimane di unità storica, i ventisette capi di Stato e di Governo, riuniti dal presidente francese, Emmanuel Macron, nel Castello di Versailles, rischiano di frammentarsi. Divisi tra chi vorrebbe un nuovo Recovery per fronteggiare gli effetti della guerra e delle sanzioni sull'economia europea e chi invece ritiene che gli strumenti varati per il Covid siano sufficienti ed efficienti anche per le sfide attuali. E ancora non si riesce a definire l'inquadramento che avrà l'Ucraina in seguito alla sua richiesta di adesione all'Unione europea. I Paesi baltici spingono per un percorso accelerato, gli altri frenano. «L'Europa si deve preparare a tutti gli scenari» e dunque «a essere indipendente dal gas russo e ad essere indipendente nel garantire la sua difesa» perché «abbiamo riscoperto che la nostra democrazia e i nostri valori sono minacciati», ha detto il capo dell'Eliseo prima dell'avvio dei lavori. L'invito è quello di condividere gli investimenti (e quindi il debito) necessari per fare fronte alle nuove sfide. «Serve una strategia europea degli investimenti», ha evidenziato Macron che sogna un nuovo recovery da duecento miliardi di euro per la difesa e l'energia.

 

 

Ma la strada è stata subito sbarrata dai frugali, guidati ancora una volta dal premier olandese, Mark Rutte. «Il Recovery è stato una tantum, non si ripete», ha tagliato corto al suo arrivo al summit. La premier svedese, Magdalena Andersson, è stata ancora più dura: «Sono stata ministra delle Finanze per sette anni. Alcuni Paesi trovano sempre nuovi argomenti per non pagare le proprie spese». La sorpresa invece l'ha rappresentata il cancelliere austriaco, Karl Nehammer. «Abbiamo sempre detto che in una crisi bisogna investire, e ora stiamo vivendo una guerra in Europa. Ciò significa che gli investimenti sono necessari e vanno fatti collettivamente», ha spiegato.

 

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