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Spaccati anche sulla giustizia, Storace smaschera il Pd: ai referendum diviso tra garantisti e sabotatori

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Divisi sulle cose che contano, la sinistra è spaccata sulla giustizia. Il Pd si presenterò all'appuntamento con i referendum diviso tra "garantisti e sabotatori" scrive Francesco Storace, vicedirettore de Il Tempo. "Cinque quesiti, milioni di firme, l’assenso di ben nove consigli regionali, per il cambiamento vero e una riforma finalmente concreta. Ebbene, dal Nazareno arrivano segnali incredibili" si legge su un articolo pubblicato dal sito 7Colli. 

 

"Sarà perché sono stati promossi da Matteo Salvini e dai radicali; oppure per le pressioni di parte di quella magistratura che non vuol vedere saltare i vecchi privilegi di casta; ma è difficile trovare un partito più legato ad antiche greppie rispetto al Pd".

Il partito democratico è diviso in fazioni. "Se parliamo di garantisti contrapposti ai sabotatori è perché i vecchi giustizialisti non avranno il coraggio di contrapporsi frontalmente ai referendum. Si rifugeranno nella cuccia dell’astensione. Ma stanno facendo male i loro conti perché di fronte ai fallimenti della politica, la riforma della giustizia è più facile che passi per la volontà popolare e le urne che andranno aperte prima possibile" è la previsione di Storace. 

 

"Nel Pd sanno benissimo che ci sono persino fior di parlamentari delle loro fila pronti a sostenere pubblicamente i cinque quesiti per il cambiamento. E c’è il terrore che il dissenso dilaghi rispetto alla linea che il Nazareno dirà di osservare. Perché il garantismo è ormai cultura trasversale, sicuramente pienamente rappresentato nel centrodestra, ma anche a sinistra i forcaioli sono sempre di meno".

Quindi entrerà in azione la contraerea di quelli che pretendono di "ordinare agli elettori di restare a casa. Un atteggiamento suicida, che fa male alla stessa democrazia". Ieri se ne è fatto portavoce persino il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha “rivendicato” il diritto all’astensione, scrive Storace. 

 

"Pazzesco, perché non si rende conto che il popolo italiano ci si sta abituando a non votare proprio per l’insipienza della politica. Ma preferiscono puntare, costoro, sul fallimento del quorum piuttosto che battersi per i loro “no” contro i “sì” altrui - conclude - Ed è davvero una vergogna, perché disabitua gli elettori ai seggi. La giustizia giusta viene dopo. Come hanno fatto sempre nella loro vocazione egemonica".

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