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Silvio Berlusconi prova a ricucire lo strappo tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Daniele Di Mario
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La cerimonia di giuramento e insediamento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per un giorno mette in secondo piano lo scontro nel centrodestra. Certo Giorgia Meloni non omette di rimarcare la distanza tra il suo partito, FdI, e FI e Lega che hanno spaccato la coalizione votando il secondo mandato del Capo dello Stato. Ma nulla è irrecuperabile e Silvio Berlusconi in persona sta lavorando per ricucire lo strappo e tenere unita la coalizione andata in frantumi con la rielezione di Mattarella al Quirinale. A lasciarlo intendere è Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e fedelissima del Cav, secondo la quale «in politica la parola fine non è mai definitiva». «Silvio Berlusconi - dice la Ronzulli - non ha ancora sentito Giorgia Meloni, ma penso si sentiranno a breve. Per citare Venditti, ci sono grandi amori che fanno il giro e poi ritornano». Sul tema interviene anche Francesco Paolo Sisto, deputato azzurro e sottosegretario alla Giustizia, secondo cui «in vista delle elezioni del 2023, bisogna ricostruire la coalizione di centrodestra, magari con qualche angolo un po' smussato. Forza Italia, che in Italia rappresenta l'anima del Ppe, è impegnata, forte dei suoi valori, affinché questo obiettivo si concretizzi: riapriamo la cassetta degli attrezzi e iniziamo a lavorare». Netto il giudizio del ministro della Pa, Renato Brunetta: «Un centrodestra a trazione sovranista è un centrodestra che non può esistere. Sogno che Forza Italia torni quella delle origini, con Berlusconi, che sia il baricentro del sistema politico».

 

 

È ancora Licia Ronzulli che nei giorni dell'elezione per il Quirinale ha tenuto i contatti con Berusconi insieme con il vicepresidente del partito Antonio Tajani, con cui si è recata a trovarlo al San Raffale, dove l'ex premier era ricoverato - a spiegare la linea del partito, rimarcandone l'appartenenza al centrodestra :«Forza Italia vuole sicuramente rivendicare spazi di autonomia ma non guarda a sinistra, questo deve essere chiaro. E Berlusconi lo ha ripetuto. FI si muoverà da sola ma all'interno del campo del centrodestra. Quello dell'elezione del presidente della Repubblica è stato un unicum. Il centro è destinato alla totale irrilevanza. Non è vero che ci sono delle praterie al centro». La Ronzulli, tuttavia, non nega come anche in FI una riflessione vada fatta: «Ci sono stati 40 voti che non sono arrivati da parte di Forza Italia» sulla candidatura al Colle della presidente del Senato, Elisabetta Casellati. «Sono 40 voti che hanno in qualche modo cercato di minare l'unità del centrodestra perché, lo dico chiaramente - spiega - quella parte che non ha votato Elisabetta Casellati non lo ha fatto per minare la figura della presidente del Senato ma aveva un altro approdo. Sono voti con cui probabilmente qualcuno pensava di destabilizzare l'azione del centrodestra per poi andare a finire su Mario Draghi». «È innegabile che qualcuno all'interno di Forza Italia voleva a tutti i costi Draghi presidente della Repubblica. Ma noi avevamo una regola di ingaggio molto chiara dal presidente Berlusconi che ci aveva mandato a trattare: Mario Draghi è una persona troppo importante e troppo necessaria a Palazzo Chigi e da lì non si deve spostare», conclude la Ronzulli.

 

 

Nel frattempo le acque restano agitate anche nella Lega. Il leader del Carroccio, in mattinata incontra al Mise il ministro e numero due del partito, Giancarlo Giorgetti. La Lega - assicura Salvini - non è interessata alla revisione della squadra nell'esecutivo a guida Mario Draghi. «Noi sottolinea - siamo al Governo per lavorare. Il Pd si occupi del Pd. Noi vogliamo costruire, lascio a Letta e Conte i ragionamenti partitici». Il Consiglio federale di martedì ha approvato all'unanimità la relazione di Matteo Salvini, male critiche al segretario non si placano. «Io penso che Salvini, visto che è il segretario, avrà in mente una strategia. Siccome non ne indovina una, speriamo che la strategia sia quella giusta. Mica che affossi... Perché è come un reflusso per me: mi tornerebbe l'acido in bocca con tutti i sacrifici che ho fatto, veder svanire la cosa. Ma non solo per me, anche per Umberto Bossi. I sacrifici li abbiamo fatti insieme per mettere in piedi tutto», dice a LaPresse Giuseppe Leoni, cofondatore del Carroccio. «Non so quale sia la strategia di Salvini - aggiunge Bisognerebbe chiederlo a lui. Io penso che avrà visto gli ultimi sondaggi e ora si mette a fare un po' di cinema, come è abituato, per vedere di recuperare qualcosa. Penso, non lo so. Perché i sondaggi sono preoccupanti: ci danno al 16%, eravamo al 38%. I più preoccupati saranno quelli in Parlamento. C'è un malcontento in giro. In Consiglio federale non hanno combinato nulla, è tutto come prima». Per Leoni, la Lega non uscirà dal governo:«Se l'agnello sacrificale fosse Giorgetti, io ci penserei un momento per il ruolo che ricopre. Se la Lega esce dal Governo, peggiora la situazione. O non entrava prima come ha fatto Giorgia Meloni così si spartivano i voti... Penso che in questo momento la gente sia tanto governativa. Se esci dal Governo e apri una crisi, sicuramente sarà gestita ancora da Draghi. E dopo che fai?». Piuttosto, Leoni da un consiglio a Salvini:«Un triumvirato al vertice della Lega per poter ricompattare tutti e per vedere di portare a casa la gente che se n'è andata. Giorgetti potrebbe rappresentare l'area di governo. Salvini poi potrebbe ascoltare un po' di più Bossi».

 

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