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Sergio Mattarella ha messo ko tutta la politica, inaugurando un semipresidenzialismo di fatto

Francesco Storace
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Sergio Mattarella avrebbe dovuto parlare davanti ai grandi elettori una settimana prima. E ci saremmo risparmiati un bel casino parlamentare. Perché il suo secondo giuramento da Capo dello Stato è piaciuto a chilo ha votato e anche a chi non gli ha dato la propria preferenza. Perché il presidente rieletto ha toccato molte corde sensibili, spazzando viale polemiche sulla sua rielezione. E chi era stato criticato da più parti per averlo votato, come Matteo Salvini, lo ha chiamato al telefono - non era in Parlamento perché positivo al Covid, sia pure senza sintomi - per complimentarsi per il discorso. Applausi anche da chi gli è rimasta contraria, come Giorgia Meloni, almeno per alcuni dei passaggi salienti e più apprezzati. Diciamo che per alcuni tratti Mattarella ha fatto trovare tutti quasi di fronte ad un programma di governo. Semipresidenzialismo, signori... Con il suo classico stile felpato, il Capo dello Stato ha detto quello che si deve fare più di quello che si può. E ha offerto anche una motivazione alla sua conferma: andando troppo avanti con la ricerca di una candidatura diversa le attese «sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà». Quel grazie ai protagonisti della lotta al Covid e l'affermazione che «la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni» hanno lasciato la sensazione che il pericolo sia finalmente alle nostre spalle.

 

 

Poi, i problemi degli italiani, quasi un monito al governo. A partire dalle bollette che incombono: «Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell'energia. Preoccupa la scarsità e l'aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi». E ancora, politiche per il lavoro e, finalmente, per la sua sicurezza. Come dovrà caratterizzarsi l'Italia nel settennato che si apre? «Superare il declino demografico a cui l'Europa sembra condannata». L'Italia sappia trarre vantaggio «dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione. Un'Italia impegnata nella tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni». Poi, il governo Draghi, che pure ha ringraziato. Mattarella vuole «una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche». Perché la nostra democrazia deve saper funzionare. «Un'autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L'esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell'indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte». Sembra la puntuale denuncia dell'uso esagerato dei decreti legge e di una qualità della legislazione il più delle volte scadente. Chi ci guadagna? Il Capo dello Stato non ha avuto remore: «Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico». Il sovranismo al Quirinale, si potrebbe intendere.

 

 

Straordinario il passaggio sulla giustizia, di gran lunga il più applaudito dall'assemblea dei grandi elettori: «Mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. L'ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini». Detto da chi presiede per Costituzione il Consiglio superiore della magistratura è un giudizio davvero severo, che non può rimanere inascoltato. Aggiunge Mattarella: «È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Csm possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all'Ordine giudiziario». Indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: «Questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza». Infine, il valore della dignità, su cui Mattarella ha chiuso meritandosi una valanga di applausi. «Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi», con l'esplicito riferimento alla morte del giovane Lorenzo Parelli, «entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro». Ancora: dignità «è opporsi al razzismo e all'antisemitismo, è impedire la violenza sulle donne». E se da un lato ha voluto riferirsi alle tragedie del mare, il Capo dello Stato ha tenuto anche a ribadire che «la nostra dignità ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani». Ora tocca a Draghi tradurre tutto questo in impegno reale del Parlamento.

 

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