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Quirinale, Berlusconi chiama Salvini, summit ristretto con la Meloni: come si fa per il Colle

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Nessuno slittamento, agenda confermata nonostante il rinvio a sabato della direzione del Pd. Tra 48 ore Villa Grande tornerà a ospitare il vertice del centrodestra. Nella sua residenza romana, Silvio Berlusconi riunirà venerdì la coalizione (dopo i funerali di Stato per David Sassoli) per fare il punto sulla corsa al Quirinale che lo vede al lavoro ormai da settimane.

Rispetto alla reunion andata in scena prima di Natale, però, stavolta si va verso un summit ‘ristretto’ con la sola presenza di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Con quest’ultimo il presidente di Forza Italia si è sentito ricordando al leader della Lega che l'unità della coalizione “è sempre stata e sarà un valore che dobbiamo continuare a preservare”. Insomma, “non possiamo sprecare questa occasione di dire la nostra”. Il Cav è certo di potersi giocare fino all’ultimo la partita, non demorde convinto di avere i numeri necessari (505) dalla quarta votazione per coronare il sogno di salire al Colle.

La candidatura di Berlusconi, tuttavia, al momento sta provocando uno stallo nelle trattative tra i partiti, con Pd e M5S fermi nel negare qualsiasi tipo di apertura finché non sarà tolta dal tavolo. Anche nella Lega i dubbi non mancano e a dirlo a chiare lettere è Riccardo Molinari, fedelissimo del Capitano e capogruppo alla Camera per il carroccio: "Io credo che noi dobbiamo operare in questo modo: noi dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo e ci vogliamo giocare la partita in questo modo, allora andiamo su quella soluzione. Dobbiamo però prepararci anche un piano B e, dal mio punto di vista, trovare anche un'altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra'".

In questo quadro si inserisce poi la posizione di Salvini, per nulla intenzionato ad uscire dal governo, anche se alla fine fosse Mario Draghi a prendere il posto di Sergio Mattarella. Insomma, l’esatto opposto di quanto fatto filtrare dal Cav nei giorni scorsi, e anche un messaggio chiaro indirizzato al segretario dem, Enrico Letta, circa l’ipotesi di una eventuale ‘maggioranza Ursula’ a Chigi.

“Non abbiamo nessuna exit strategy, l'obiettivo è l'opposto: rafforzare il governo in un anno difficile per il paese – le parole del leader del Carroccio, che si è visto anche con i vertici di Coraggio Italia –. Il 2022 sarà molto complicato dal punto di vista sociale, economico, sanitario e, calcolando che sarà anche un anno pre-elettorale col taglio dei parlamentari che per qualcuno sarà ingente, o c'è un governo ai massimi livelli oppure avrà una navigazione complicata. La politica quindi ci deve mettere la testa e la faccia. La Lega c’è, contiamo che nessuno si tiri indietro, a prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio”. Il ragionamento è questo: se si fa un anno di campagna elettorale in Consiglio dei ministri dopo aver eletto un presidente della Repubblica di alto profilo è un problema, se invece ci sono i leader, i “massimi vertici”, allora è una “garanzia che si lavora”.

Dalle parti del Nazareno, tuttavia, giudicano la proposta di Salvini come “un modo per buttare la palla in tribuna". Una presa di posizione che innesca l’immediata replica di via Bellerio: “Il Pd si conferma il partito dei No. Ha detto No al tavolo dei leader, No a un impegno diretto dei segretari a sostegno del premier Draghi, No al tavolo per l’energia, No a una personalità di centrodestra per il Quirinale. Chi dice sempre e solo dei No, non aiuta l’Italia”.

Riguardo alla presidenza del Consiglio, comunque, Salvini ribadisce che “la scelta più lineare” è che il premier continui a chiamarsi Mario Draghi, “perché ha ben lavorato e contiamo che possa continuare a ben lavorare”. E a chi gli chiede se l’ex numero uno della Bce dovrebbe in qualche modo esplicitare le sue intenzioni nella partita del Colle, risponde: “Non sta a me a dargli indicazioni, farà quello che riterrà di fare. Io da cittadino, prima ancora che da segretario della Lega e leader del centrodestra, mi sentirei garantito da una prosecuzione con Draghi presidente del Consiglio. Poi deciderà lui cosa fare”.

A muoversi è invece Coraggio Italia, che sostiene di non essere “contro la candidatura di Berlusconi", ma perché ci sia un sostegno del partito alla corsa del Cav "devono esserci le condizioni politiche". “Lo sosterremo nel limite abbia le chances di riuscire – spiega il leader Giovanni Toti –. È evidente che occorre una maggioranza presidenziale e una maggioranza politica, che devono essere sovrapposte”. Coraggio Italia inoltre ricorda di far parte politicamente parte del centrodestra “a cui diamo lealtà e rispetto, ma dal quale pretendiamo lo stesso comportamento”.

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