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Mario Draghi è inchiodato alla sua poltrona: partiti e spread non lo vogliono al Quirinale

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Più Mario Draghi prova ad allontanarsi da Chigi e più i segnali, lo inchiodano a quella poltrona. Non bastavano i partiti a ricordargli poi che, se di trasloco parlassimo, il suo successore lo vorranno scegliere loro. Con tutto il rispetto che si deve ad un ministro dell'Economia, una gran fetta di italiani, non riconoscerebbe Daniele Franco, neanche in tivù e con tanto di sottopancia. Un alter ego politico poi, ad un anno dal voto, è da escludere a priori. Nessun partito si farebbe dettare condizioni da un premier di bandiera. Questo governo che nasce sotto l'egida di Draghi, è non politico per natura.

 

 

La situazione diventa ancor più ingarbugliata per il premier, se i mercati cominciano a tentennare dopo le sue dichiarazioni. Il balzo dello spread non lo preoccupa molto ma rappresenta un segnale comunque. I soldi del Pnrr non sono affatto in cassaforte però. Anzi, tutt'altro. Essendo vincolati dall'Europa, potrebbero saltare se a gestire quei progetti da 209 miliardi, non ci fosse il garante supremo del sistema finanziario. Paradossalmente per lui, la carta della credibilità internazionale, rischia di bloccarlo per ancora un altro anno. Allora si a quel punto, converrebbe davvero a tutti, cominciare la processione da Sergio Mattarella. Poi tra un anno, si vedrà.

 

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