Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Processo a Salvini, sull'Open Arms l'ammiraglio inguaia Toninelli: "Firmarono anche lui e la Trenta"

  • a
  • a
  • a

Svolta nel processo Open Arms che vede imputato l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. La testimonianza dell'ammiraglio Sergio Liardo, infatti, allunga l'ombra delle responsabilità sul ministero delle Infrastrutture e su quello della Difesa, all'epoca guidati rispettivamente da Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Salvini, insomma, non avrebbe agito da solo, come i rappresentanti dell'allora governo - a partire da Conte e Di Maio - hanno provato a far credere.

«Il primo agosto del 2019 la nave Open Arms ci comunicò di avere fatto un soccorso di 52 persone, che poi sono salite a 55. Era una prima comunicazione da parte di Open Arms, visto che non eravamo stati noi - Italia - a coordinare questa attività. Per questo abbiamo comunicato al ministero dell’Interno. In seguito al decreto Sicurezza bis fu emesso un decreto di interdizione di ingresso in acque territoriali firmato dal ministero dell’Interno, con firma anche del ministero alle Infrastrutture e del ministero alla Difesa».

Lo ha detto l’ammiraglio Sergio Liardo, capo del III Reparto «Piani e Operazioni» e Imrcc del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto, deponendo al processo a carico di Matteo Salvini, per il caso Open Arms, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio che è presente in aula assieme alla legale Giulia Buongiorno.

 Il 14 agosto dopo altri due salvataggi a bordo c’erano un centinaio di migranti tra cui 27 minori non accompagnati. Nei giorni successivi a causa del progressivo peggioramento delle condizioni meteo Open Arms fu autorizzata ad avvicinarsi a Lampedusa, senza poter tuttavia entrare in porto. Dalla nave dell’ong era arrivata una ulteriore richiesta di Pos (Place of safety). L’ammiraglio Liardo ha riferito che, a quel punto, dal ministero dell’Interno furono indicati i porti di Trapani e Taranto (oltre che in Spagna).

«In quel momento era impossibile navigare a causa delle condizioni meteo proibitive - ha proseguito rispondendo al pm Calogero Ferrara - c’era mare forza 4 e un’onda lunga 2 metri e mezzo, in mare non sarebbe stata una navigazione in sicurezza, stante il numero delle persone a bordo»«. Ma proprio per le avverse condizioni meteo dalla Centrale operativa delle Guardia costiera le destinazioni Trapani e Taranto non furono indicate alla Open Arms: "Questa interlocuzione avvenne tra il prefetto Piantedosi (capo di gabinetto del Viminale) e l’ammiraglio Martello". A quel tempo Open Arms non era ancora certificata per »intervento e soccorso«e poteva avere a boro 19 persone.

Dai blog