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Il Ddl Zan è entrato a sorpresa nel codice della strada

Gianfranco Ferroni
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Il disegno di legge del deputato del Pd Alessandro Zan è entrato nel nuovo codice della strada. La filosofia del ddl «affondato» in parlamento è riemersa improvvisamente, contenuta nella legge 156 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale numero 267 dello scorso 9 novembre, una norma che si occupa di circolazione stradale. Bisogna cercare la parte dedicata alla pubblicità su strada per capire la portata del testo, perché per tutelare gli automobilisti ed evitare distrazioni quando si guida viene introdotto il divieto, lungo le strade, di affiggere pubblicità con messaggi sessisti o violenti, o stereotipi di genere offensivi, o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche.

 

 

Concetti molto vaghi, che sarà un magistrato a definire, caso per caso. In pratica, è il ddl Zan. Nel mondo delle assicurazioni c'è già chi vuole sfruttare il nuovo principio: in caso di incidente stradale, se nei dintorni, visibile, ci sarà un bel cartellone ritenuto «lesivo» delle libertà e dei diritti, non sarà difficile chiamare in causa il committente della pubblicità vietata, per «concorso di colpa». Ma pure i murales anonimi potrebbero finire nel mirino, incolpando un proprietario di casa o un amministratore di condominio di non averli rimossi. 

 

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