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Recovery Fund, mancano i tecnici per spendere i soldi. L'allarme dei sindaci: "Rinunciano al posto"

Pietro De Leo
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Mancano i funzionari per gestire i fondi del Pnrr, il piano europeo di rilancio post Covid. Molti vincitori dei bandi di assunzione rinunciano all'incarico per difficoltà logistiche e per la mancanza di chiarezza delle norme. Così i sindaci temonon di non riuscire a mettere in campo i progetti e di perdere i fondi. Ieri è arrivato un altro allarme, da parte di Anci Toscana. Il presidente Matteo Biffoni, sindaco di Prato, ha affermato: «Bisogna consentire ai Comuni di avere spalle più ampie, nel senso di avere a disposizione personale qualificato e formato in tempi molto più rapidi altrimenti noi rischiamo chela fase progettuale sia quella che va in affanno il prima possibile».

Qualche giorno fa, a sollevare simile avviso è stato «RecoverySud», network di circa 500 primi cittadini dei Comuni del Mezzogiorno. «Senza armi né soldati non si combattono guerre», avevano scritto in una nota. «Nelle piante organiche municipali del Sud, il personale continua ad arrivare con il contagocce: non si riparano così facilmente i danni decennali di politiche federaliste e di austerity che hanno svuotato proprio gli apparati burocratici meridionali più in difficoltà. Un piano corposo di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno è un investimento sullo sviluppo dell'intera nazione». E chiarivano, i sindaci: «Non chiediamo sussidi, non chiediamo assistenzialismo, chiediamo tecnici e altre figure professionali che lavorino per creare valore aggiunto nei nostri territori, per consentire alle nostre imprese di insediarsi, per rigenerare città e natura in modo da creare posti di lavoro».

Il neo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è stato ancor più enfatico. E in una intervista a Repubblica ha denunciato: «Ora che abbiamo oltre 80 miliardi per il Sud, c'è il rischio concreto che non saranno mai spesi, per l'impossibilità di tanti Comuni del Mezzogiorno di presentare i progetti del Recovery per mancanza di strutture tecniche». Dunque un tema che, se al Mezzogiorno è forse più sentito, non è circoscritto territorialmente. Questo si coglie anche da quanto affermato dal presidente di Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale) Alessandro Canelli a Italia Oggi. «Non solo le grandi città sono in difficoltà nel reperire risorse umane per la gestione dei progetti del Pnrr ma anche i comuni più piccoli e i capoluoghi di provincia di medie dimensioni».

Sul punto, peraltro, il presidente dell'Anci Antonio Decaro aveva posto l'accento oltre un mese fa, sottolineando che «i Comuni hanno perso oltre il 20% degli addetti negli ultimi anni». Sulla questione il governo ha parlato a più voci. Fonti della funzione pubblica, ministero guidato da Renato Brunetta, hanno sottolineato che l'Esecutivo «ha già fatto tantissimo per potenziare la capacità amministrativa e progettuale degli enti locali. È stato sbloccato il turnover perle assunzioni ordinarie, sono stati semplificati e digitalizzati i concorsi, sono state introdotte procedure rapide per reclutare tecnici e figure di alta specializzazione per il Pnrr, è stata garantita assistenza tecnica per la progettazione coinvolgendo Cdp, Invitalia e Mediocredito centrale».

Il ministro per il Sud Mara Carfagna anche, dal suo canto, ha rassicurato in un'intervista a Repubblica su risorse e dotazioni. Dicendosi certa che il Paese non rischia di perdere le risorse del Pnrr. Già, perché questo è il grande tema, e il grande pericolo: non riuscire a spendere, male cronico del nostro Paese già dolorosamente sperimentato con altre tipologie di fondi europei. Su cui grava anche la tabella di marcia per realizzare quelle riforme dal cui rispetto dipende l'arrivo delle varie tranches dei fondi.

Da qui a fine anno il calendario delle «tappe» comprende la riforma della giustizia tributaria, ad esempio, ma quella del sistema di reclutamento degli insegnanti. Per non parlare, poi, di quel nodo che ha rappresentato la tomba delle buone intenzioni per stuoli di governi, ossia la spending review. Obiettivi su cui l'Esecutivo sta lavorando e i provvedimenti sono in gestazione. Ma, considerando la condizione del quadro politico, si tratta di un percorso di guerra, più che ad ostacoli.

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