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Massimo D'Alema rivuole i soldi ai partiti

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Pietro De Leo
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“Adotterei il sistema tedesco: il proporzionale con sbarramento al 5%; la sfiducia costruttiva, che limita l’instabilità che il proporzionale può portare; il finanziamento della politica”. Poche parole buttate là da Massimo D’Alema, nella sua intervista al Corriere della Sera, che aprono a un mondo di cambiamenti nel quadro. Specie il ritorno del contributo ai partiti, infatti, segnerebbe un vero e proprio punto di frattura con il passato recente di questi anni, dove i costi della macchina della democrazia sono finiti nel mirino della forza “antisistema” per eccellenza, ovvero il Movimento 5 Stelle.

“Mi rendo conto di dire cose impopolari”, dice l’ex leader dei Ds. “Però, utili al Paese. In Germania si finanziano non i partiti, ma le loro fondazioni culturali, dove si forma la futura classe dirigente. Siamo in un dopoguerra; la ricostruzione passa anche attraverso i partiti. Se, invece, si pensa che il rapporto tra cittadini ed istituzioni debba essere affidato a singole personalità, allora si abbia il coraggio di andare fino in fondo con il presidenzialismo; con tutti i controlli e i contrappesi necessari”. Un’agenda con un’asticella assai alta, considerando le condizioni in cui oggi versa la maggior quota dei partiti. 

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