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Caso Fanpage, Fidanza racconta la sua verità

Luigi Frasca
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L’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza racconta che il giornalista di Fanpage che ha realizzato il reportage per Piazza Pulita gli ha chiesto quale fosse il tariffario di FdI per gli emendamenti. «Quale tariffario? rispondo infastidito – dice Fidanza - Gli emendamenti, se ci convincono, li presentiamo e basta. Mica ci facciamo pagare! "Ma perché siete cosi rigidi", fa lui, altri partiti e altri candidati i soldi li hanno presi. Io respingo ancora le sue offerte».

Lo ha raccontato Fidanza a Bruno Vespa per il libro "Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando)", in libreria il 4 novembre per Mondadori Railibri. «Durante l’aperitivo del 3 settembre eravamo in strada», dice Fidanza a Vespa. «L’infiltrato mi disse che voleva rivedermi per parlarmi delle aziende che rappresentava e che volevano sviluppare progetti in ambito europeo. Così la mia segretaria gli fissa un appuntamento per l’8 settembre nel mio ufficio di Milano. Viene da solo, ma naturalmente la mia segretaria lo accoglie e lo introduce. Parliamo del possibile contributo per un aperitivo elettorale di Chiara Valcepina (candidata al consiglio comunale) con parecchia gente, più o meno 4.000-5.000 euro. In quella sede gli dico che non me ne occupo direttamente, che ogni versamento dovrà essere tracciato e che lo avrei messo in contatto con il comitato elettorale della Valcepina per fargli avere l’Iban sul quale versare il contributo. Lui dice di non essere sicuro che le aziende che rappresenta vogliano essere associate pubblicamente a candidati di Fratelli d’Italia. Mi assicura che avrebbe approfondito e la cosa finisce lì». «Nelle ore successive al nostro colloquio», continua Fidanza, «il giornalista infiltrato torna alla carica con Chiara Valcepina. Il 9 settembre l’infiltrato mi dice che non sono riusciti a fare la cosetta dell’aperitivo, ma vogliono effettuare un primo finanziamento cash di 40.000 euro con i soldi messi in una borsa e poi, in futuro, ulteriori tranche fino a 100-200.000 euro, in parte "in chiaro" e in parte "in nero". Io ribadisco che gli eventuali contributi per la campagna elettorale dovevano arrivare sul conto corrente della candidata e che anche gli eventuali contributi futuri dovevano sempre essere tracciati e concordati con il partito a Roma».

«Ho notato – continua Fidanza che nella puntata di "Piazzapulita" del 30 settembre si vede per un momento l’interno del mio ufficio milanese. È la prova che il giornalista effettivamente è venuto a trovarmi, ma in nessuna delle due puntate del programma figurano i due ulteriori incontri in cui ho rifiutato i finanziamenti irregolari». «E la storia del trolley ritirato da una signora in nero, mostrato nella puntata del 7 ottobre?», chiede Vespa. «Una scena da fiction - risponde Fidanza - La signora imbacuccata in una calda giornata di fine settembre (la consegna avviene il 30) viene descritta come un’incaricata di Jonghi Lavarini. Poco prima si vede un accordo al bar tra Jonghi e Cardillo (il falso nome del giornalista che si finge imprenditore). Non ne conosciamo la data. Dice Jonghi: devo dare questo a... questo a... I nomi vengono coperti dal bip, non so se ci sia anche il mio ma il magistrato potrà individuarli con facilità e verificare che, per quanto mi riguarda, sarebbe pura millanteria. Una volta ritirata la valigia, in cui i giornalisti avevano messo libri invece dei soldi, non si sa dove vada a finire né chi ne fosse il vero destinatario finale. Persino Corrado Formigli, conduttore di "Piazzapulita", e il direttore di Fanpage, affermano che non c’è la prova di chi abbia incaricato Jonghi di prendere quella valigia. Quello che è certo è che io ho appreso dell’esistenza di quel trolley dalla tv, che non ho mai voluto quei soldi e non ho mai incaricato nessuno di recuperarli per conto mio. Peccato che nel frattempo la macchina del fango avesse già emesso la sua sentenza contro di me. Perché in fondo era quello che interessava. A tre giorni dalle elezioni».

Vespa ricorda all’europarlamentare che è stato filmato il suo saluto fascista. «Ma no – risponde Fidanza - la mano era bassa, il saluto solo accennato, ghignavo, faceva parte della caricatura. Perché, a me, il nostalgismo fa schifo, è stata una delle prime cose che ho imparato entrando nel Fronte della Gioventù a cavallo tra Tangentopoli e le stragi di mafia del 1992. A Strasburgo prosegue il parlamentare - ho votato convintamente la risoluzione del settembre 2019 contro tutti i totalitarismi e tutte le dittature del Novecento (fascismo compreso), al contrario di alcuni importanti esponenti di quel Pd che oggi ci fa la morale. Per quanto mi riguarda, sono certo che l’inchiesta dimostrerà che non c’era nessuna "lavatrice", nessun riciclaggio, nessun fondo irregolare».

Ha sospetti sul ruolo di Jonghi Lavarini?, chiede Vespa a Fidanza. «Non saprei, ora mi interessa soprattutto dimostrare la mia estraneità – risponde l’europarlamentare di FdI - Molti mi hanno fatto notare che Jonghi spesso sembrava parlare in favore di telecamera... Nell’immediatezza, subito dopo la messa in onda, mi ha mandato dei messaggi di scuse per avermi messo in difficoltà e io non voglio credere che potesse essere complice». Vespa scrive che nel frattempo è stata effettuata una perquisizione nello studio di un commercialista. Non se ne conoscono gli esiti, ma Fidanza è convinto che non sia stato trovato nulla d’interessante che lo riguardi». Vespa scrive che probabilmente il primo obiettivo di Fanpage era la caccia ai «rubli della Lega» perché tre anni fa Jonghi Lavarini era in contatto con Gianluca Savoini, presidente di Lombardia – Russia. Caccia andata evidentemente a vuoto. Così l’infiltrato ha seguito Jonghi che intanto era tornato a seguire gli ambienti di FdI.

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