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Scintille tra Matteo Renzi e Fratelli d'Italia: "Preferisco Berlusconi alla Meloni". La replica: zerbino a pagamento

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Scintille tra Matteo Renzi e Fratelli d’Italia. Il leader di Italia Viva entra a gamba tesa nel dibattito interno al centrodestra dicendo chiaramente di preferire la leadership di Silvio Berlusconi. Che i due ex premier, artefici il 18 gennaio 2014 del «Patto del Nazareno» - poi naufragato - sulle riforme costituzionali, si stimino e siano legati da reciproca simpatia non è un mistero. «Preferisco una destra guidata da Berlusconi che una dalla Meloni, che è antieuropeista e sovranista», dice Renzi durante la presentazione di «Controcorrente» a Nuoro. «Alejandro Agag portò Berlusconi dentro al Ppe: ho sperato che qualcuno facesse qualcosa di simile con Salvini, non è avvenuto al momento. La Meloni invece è alleata della destra più dura, in Europa sta con i polacchi che sono contro gli interessi italiani», conclude il leader di Italia Viva.

 

 

La replica di Fratelli d’Italia non si fa attendere e arriva per bocca di Giovanbattista Fazzolari. «Anche oggi Matteo Renzi, lo zerbino a pagamento della teocrazia saudita, quella che nega ogni diritto a donne e minoranze religiose, vorrebbe giudicare la bontà delle alleanze internazionali di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni è presidente del partito dei Conservatori europei, che racchiude più di 40 partiti europei e occidentali. Tutti difendono la libertà, la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Nessuno di questi canterebbe (a pagamento) le lodi dei fondamentalisti islamici. Non abbiamo lezioni da prendere da un cinico figuro come Matteo Renzi», dice il senatore FdI.

 

 

Quanto al dibattito interno al centrodestra, Guido Crosetto, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, spiega: «Che il centrodestra abbia bisogno di un centro forte è evidente. Non si può pensare di vincere senza rappresentare tutto il mondo che si considera alternativo alla sinistra e non tutto il mondo che si considera alternativo alla sinistra, si sente rappresentato dalla Lega o da FdI». Crosetto poi rimarca la necessità di insistere col maggioritario, stigmatizzando ritorni al passato e al proporzionale. «Una legge elettorale proporzionale aumenterebbe il trasformismo e rappresenterebbe una sclerotizzazione della politica che non avrebbe più alcun motivo di cambiare. Ogni partito avrebbe interesse a restare com’è, cercando di trovare il modo per essere solo uno degli addendi di una possibile coalizione. Non mi sembra un modello che risolverebbe il problema della governabilità», dice l’ex deputato di FdI partecipando al convegno «Quattro liste al venti per cento, dove è la nuova Dc?», organizzato dalla Fondazione Dc a Saint Vincent.

 

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