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Centrodestra, i ministri di Lega e Forza Italia faranno presto retromarcia

Francesco Storace
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Non c’è dubbio, è far west. Nel centrodestra è il virus draghiano ad agitare le acque, con i ministri che puntano a condizionare più i partiti di riferimento che il governo di cui fanno parte. E già questo è abbastanza pittoresco.

Del resto, la formazione dell’esecutivo aveva  risentito del vizio di origine. I partiti non avevano praticamente toccato palla nella composizione del governo, con Mario Draghi che aveva deciso i nomi dei ministri assieme a Sergio Mattarella. Costituzione, naturalmente. Però i partiti ci sono e vogliono contare.

Ma il club dei ministri si è affezionato alla parte e sostanzialmente è in movimento il partito di Draghi, composto da aficionados d’alto bordo ma senza il segretario a comandare. Non c’è bisogno: obbediscono senza ricevere ordini. E così si sono composte le squadre dei ministri di Forza Italia e dei ministri della Lega. In questo secondo caso, ormai non è più un mistero l’insofferenza evidente verso Giancarlo Giorgetti.

Nella riunione dei gruppi parlamentari – quella in cui Matteo Salvini non le ha mandate a dire a Giorgia Meloni – c’è stato anche il rimbrotto al ministro dello sviluppo, assente per un impegno in America. “Non può succedere che si contesti in campagna elettorale il candidato che sosteniamo”. E ogni riferimento di Salvini alla polemica sulle parole di Giorgetti contro Enrico Michetti, il candidato per Roma, era assolutamente evidente.

Gli altri due ministri leghisti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, più il primo che la seconda, seguono Giorgetti e Salvini è costretto ogni volta a ricordare che il leader del partito è lui. Ma se lo devi ripetere, va a finire che non ci credono più.

Più grave è la situazione in Forza Italia. Renato Brunetta, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini sono ammaliati dal premier. Combattono più i “sovranisti” che la sinistra. Vogliono contare di più nel partito. Non sentono le voci di dentro azzurre che rinfacciano loro come sono arrivati al governo….

Brunetta ha lanciato l’offensiva in favore del “partito di Draghi” con una incredibile intervista a Repubblica. La Gelmini si era già cimentata con vari interventi pubblici – oltre che con gli sfoghi privati – la Carfagna aspetta che il dissenso le caschi in braccio.

Ed è proprio questo l’aspetto più incredibile: ministri contro i rispettivi partiti ed assoluta reciprocità. Fa sorridere proprio Brunetta quando dice di “non dormire perché non mi passano Berlusconi al telefono”. Un bel problema, indubbiamente, che angoscia decine di milioni di italiani. Forse è più facile chiamare Enrico Letta.

E aggiunge: ““Nessuno si illuda che usciremo da Forza Italia - ci ha tenuto a ribadire Brunetta - noi la battaglia la facciamo da dentro”. 

Ma che battaglia dovrebbero fare? Per il posto da centralinista a Villa San Martino, Arcore, Italia? Ma si rendono conto, costoro, di fare i ministri della Repubblica e che in una fase così complessa il loro impegno istituzionale dovrebbe essere totalizzante?

In realtà, si manovra. Per separare Forza Italia dalla Lega e da Fratelli d’Italia, il sogno – con chissà quali voti – è un’area di centro, magari capitanata dalla Carfagna, includendo i soliti Renzi, Calenda e compagnia cantando. Per fare che cosa nessuno lo capisce. Al massimo rumore.

Sarà proprio Draghi, alla fine, a dire loro di smetterla. Perché è il governo che rischia di soffrire per le fibrillazioni nella maggioranza e nei suoi partiti. E perché anche Salvini alla fine potrebbe stancarsi. Al premier ha già offerto un tributo enorme di consensi della Lega: pensare che si possano lasciare al governo ministri che remano contro i partiti è la cosa più sbagliata che si possa fare. Faranno retromarcia, dunque, i colpiti dal virus di Draghi. Intanto, infastidiscono.

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