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Silvio Berlusconi torna a Roma pronto a fare il federatore

Donatella Di Nitto
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Silvio Berlusconi, dopo aver acquisito una posizione di forza nella coalizione, non ha nessuna intenzione di farsi indebolire dall'interno. Il leader di Forza Italia arriva a Roma dopo mesi di assenza che lo avevano costretto, per ragioni di salute, a un forzato riposo. Già nei giorni scorsi aveva annunciato la volontà di far rientro nella sua nuova residenza, Villa Zeffirelli, e riprendere in mano le redini del partito. I risultati delle amministrative - favorevoli per gli azzurri ma non per il centrodestra - e il fermento alla Camera sull'elezione del nuovo capogruppo, hanno accelerato i tempi.

E il Cav ha tutta l'intenzione di prendere di petto il 'tema', perché non si può parlare di problemi, se per lui non esistono. Già in una cena ad Arcore - che in molti raccontano infuocata - Berlusconi aveva dato la sua benedizione a Paolo Barelli, uomo vicino ad Antonio Tajani e all'ala sovranista del partito. L'appuntamento con i vertici di Fi dovrebbe tersi domani mattina, prima che il gruppo si riunisca e certifichi la nuova nomina. Nel gruppo azzurro, ora guidato da Roberto Occhiuto neoeletto governatore della Calabria, le cose non sono tuttavia così lineari.

I moderati, capeggiati dai tre ministri del governo Draghi (Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini) vorrebbero proseguire sulla linea che la stessa ministra degli Affari regionali ha portato in campo, distinguendosi da quella parte del partito troppo appiattita sulla Lega.

Per questo lunedì sera - in pieno spoglio per le amministrative - all'ex premier, pronto a stappare la bottiglia di spumante per aver incassato le uniche due vittorie della coalizione in questa tornata elettorale, gli è stata recapitata una lettera con in calce 26 firme che chiedevano per domani il voto segreto sul capogruppo. "Un modo per votare liberamente, senza doversi schierare apertamente", giustifica uno dei firmatari, con la motivazione "che tutto rientra nelle regole dello statuto di Forza Italia".

In realtà la richiesta di segretezza del voto nasconde, appunto, la contrarietà di una parte del gruppo al nome di Barelli, a favore invece di Sestino Giacomoni. Nessuno dei firmatari è ovviamente disposto a contraddire l'ordine di scuderia del Cav, magari il risultato che si vuole raggiungere - dopo il messaggio in bottiglia inviato - è quello di farlo tornare sui suoi passi e scegliere un nome terzo, fuori dalla combutta.

Gelmini, di fatto, lo avrebbe già pronto e si tratta di Valentino Valentini, già vice di Occhiuto e in linea con l'ala governista e liberale. Berlusconi sull'ipotesi di votare nel segreto dell'urna non si è espresso. Tuttavia, chi ha avuto modo di parlare con lui lo definisce "determinato".

In tutto questo si inserisce il cattivo stato di salute del centrodestra con un vertice invocato a caldo, dopo la sconfitta, ma ancora non convocato. È possibile che il nodo si sciolga tra domani e giovedì con Matteo Salvini e Giorgia Meloni ospiti della residenza sull'Appia antica.

Le posizioni dei tre comunque restano distanti. Il segretario del Carroccio non vuole abbandonare la linea di 'lotta', magari smussandone gli spigoli, senza uscire dal governo. La presidente di Fdi invece ha tutta l'intenzione di scrollarsi di dosso il fango di connessioni con i neofascisti e riprendere la corsa per raggiungere la Lega e confermarsi leader della coalizione. In queste tre direttrici si insinua la partita del Colle.

L'arrivo a Roma di Berlusconi è un segno che sta iniziando la giostra dei contatti per decidere il post Mattarella, con il Cav sempre più deciso - in caso di impossibilità a spendere la sua candidatura - a riprendersi la maglia di federatore. La stessa che Enrico Letta in questi ultimi giorni ha elogiato.

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