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Green pass e tamponi, i nodi da sciogliere e la partita di Draghi

Angelo De Mattia
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Ieri, pur non essendo mancate le difficoltà, in qualche caso anche pesanti, per le contestazioni, con manifestazioni, dell'obbligatorietà del «green pass» o del tampone, i problemi sono tuttavia apparsi nettamente inferiori a quelli temuti, anche se non affatto trascurabili. Il disagio sociale, sia pure in aree circoscritte, resta. I settori interessati rappresentano catene commerciali nodali, come pure la storia insegna, per fortuna con riferimento a situazioni di portata enormemente diversa e con esiti tragici: i camionisti nel Cile di Allende o il porto del Pireo la cui centralità per la peste di Atene è descritta da Tucidide.

Il Governo conferma con nettezza la propria linea, innanzitutto escludendo che i tamponi possano essere gratuiti con oneri a carico dello Stato. Si intrecciano, qui, problematiche complesse - sociali, etiche, giuridiche, logiche, di policy - a cominciare dalla «par condicio» dei cittadini che si sono sottoposti alla vaccinazione, la stragrande maggioranza, e quelli, una sicura minoranza, che hanno scelto di non vaccinarsi ai quali verrebbe offerta, se si accedesse alla gratuità, una opzione proprio per non aver voluto vaccinarsi. Questi ultimi, però, sottolineano, concentrandosi sull'esito conclusivo della loro scelta, la singolarità del dover pagare per poter lavorare.

Per il Governo, rimasto fin qui fermo sulle sue posizioni preclusive, più passano le ore e i giorni e più sarà difficile tornare indietro sulle prescrizioni riguardanti i tamponi. Si profilerebbe, invece, l'ipotesi di detrazioni fiscali aumentate relativamente a questi ultimi, in particolare nel caso in cui essi siano pagati dal datore di lavoro.

Non è chiaro se questa sia una linea definita che trovi concorde tutto l'Esecutivo, per alcuni, rappresentando, invece, una mediazione al ribasso rispetto alla richiesta della gratuità dei tamponi. Adattamenti pragmatici di un linea politica che resti ferma, una volta che è stata ribadita e continua ad essere confermata, non sarebbero confliggenti. È questione di limiti e dosaggio. Ma è necessaria pure un'ampia e documentata azione di informazione e di chiarimento che miri a convincere almeno una parte di coloro che ora si sottraggono al vaccino e al tampone.

In effetti, questa è una prova del fuoco per il Governo. Fino a quando ha dovuto affrontare temi di politica economica e di finanza pubblica, nonché concernenti relazioni internazionali e comunitarie, l'Esecutivo ha agito correttamente e con una certa efficacia, anche se, quando ha affrontato, in un meeting del Consiglio europeo, un tema delicato e controverso, quale quello dell'assicurazione europea dei depositi bancari, ha «gettato la spugna» per le difficoltà incontrate. Fino a quando si è trattato di intervenire con discorsi, sollecitazioni e impegni «pro futuro», tutto è andato nel migliore dei modi.

Ora, però, vi è una questione che coinvolge tutti i profili sopra richiamati ed è il classico scoglio che si presenta per un Governo, richiedendosi, per superarlo bene, esperienza, conoscenze, capacità di mediazione facendo salvi i capisaldi della linea prescelta. Non è l'Esecutivo dei Migliori? E allora? Cie', però, non significa escludere «a priori» qualche aggiustamento pragmatico da far valere, utilizzandolo, subito, non a distanza di tempo perché, in quest' ultimo caso, apparirebbe senz' altro un cedimento che avrebbe una valenza «ultrattiva», investendo lo stile di Governo, la sua affidabilità e credibilità. E per tali scelte non servono «laudatores» e annuitori nei confronti del Premier. Anzi, questa è la categoria che più può danneggiare l'azione del Presidente.

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