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Ita-Alitalia, il magistrato Paolo Maddalena contro il governo Draghi: "Violazione della Costituzione ormai insostenibile"

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"La violazione della Costituzione da parte del governo Draghi è arrivata a un punto di assoluta insostenibilità".  Il monito non è di un partito d’opposizione, ma del professor Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.

Tutto parte dal diktat della Commissione UE sui 900 milioni di prestito concessi ad Alitalia nel 2017, la compagnia aerea tricolore oggi ribattezzata “ITA”. Si trattava di un aiuto di Stato illegale che ora il governo deve recuperare con gli interessi, mentre la nuova compagnia è fatta salva in quanto “non è il successore economico della ex compagnia di bandiera italiana e opera in condizione di discontinuità”. 

Per Bruxelles, insomma, il cosiddetto prestito ponte ha conferito ad Alitalia “un vantaggio economico sleale rispetto ai suoi concorrenti configurandosi come aiuto di Stato incompatibile”. Sempre a inizio settembre, l’UE si intromise anche sulle metodologie di assunzioni chiarendo che ITA, rispetto ad Alitalia, doveva essere caratterizzata da una struttura dei costi più sostenibile, in termini di flotta e di contratto di lavoro e assumere con un nuovo contratto di lavoro, conforme alle attuali condizioni del mercato, un numero notevolmente ridotto di personale da reperire sul mercato e in Alitalia.

“Numero notevolmente ridotto di assunzioni”: ecco perché oggi il magistrato va all’attacco dell’esecutivo Draghi e in difesa della Carta Costituzionale: “Il Presidente di ITA Altavilla si è spinto a dire che lo sciopero proclamato dai dipendenti di Alitalia per il 15 ottobre sarebbe una ‘vergogna nazionale’, mentre la vergogna nazionale è il licenziamento e la conseguente perdita di ogni possibilità di assicurare a sé e alla propria famiglia una vita libera e dignitosa da parte di circa 10000 dipendenti Alitalia”.

Come recita l’art.36 della Costituzione.  Insomma non è lo sciopero generale una vergogna per l’Italia, ma è tale l’azione di chi stravolge, su ordini stranieri, la vita dello Stato e dei cittadini italiani. Spiega Maddalena: "Altavilla esalta l’accordo con la commissaria europea Margrethe Vestager in virtù del quale la nuova azienda deve avere, in base ai principi astratti e privi di contenuto della discontinuità e della concorrenza, un personale diverso da quello di Alitalia. Non sa Altavilla che i principi e le norme della Costituzione, come più volte ricordato dalla giurisprudenza costituzionale, prevalgono sui Trattati e che violare il diritto di sciopero (art.40 Cost.) e il diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 della Costituzione e fondamento della Costituzione stessa (art. 1), significa agire contro lo Stato-Comunità e quindi contro il Popolo”.

Il costituzionalista svela il grande equivoco: la privatizzazione di un’azienda statale i cui beni sono fuori commercio, perché costitutivi dell’esistenza e del mantenimento della Comunità statale: “Altavilla non ha idea di cosa significhi proprietà pubblica, la quale, come precisò nel secolo scorso Massimo Severo Giannini, significa proprietà collettiva demaniale del Popolo e quindi una proprietà diversa da quella privata, e che di conseguenza i beni oggetto di proprietà pubblica sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili. Egli per altro dimentica che la proprietà pubblica costituisce il nuovo demanio Costituzionale del quale fanno parte i beni di cui all’articolo 9 della Costituzione e all’articolo 43 per cui applicare a questi beni le leggi del mercato significa violare l’identità e la vita dello Stato-Comunità, con tutte le responsabilità che ne derivano”.

Il giurista Maddalena, che ha ricoperto l'incarico di giudice costituzionale, ricorda che l’esecutivo ha giurato sulla Costituzione e vederla calpestata per fini di mercato è inaccettabile: “Se oggi si ritiene che perseguire le leggi del mercato e gli insulsi ordini di Margrethe Vestager sia un atto legittimo, significa non aver capito che su tutto dominano i principi e le norme costituzionali, sulle quali ha giurato il governo, e che impongono a chiunque eserciti funzioni pubbliche di agire con disciplina e onore (art. 54 Cost.). Insomma non è lo sciopero generale una vergogna per l’Italia, ma è tale l’azione di chi stravolge, su ordini stranieri, la vita dello Stato e dei cittadini italiani”. E con “tristezza” richiama al “rispetto e all’attuazione di una sfilza di articoli, precisamente 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica”.

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