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Mario Draghi ora punta alle tasse e indica le nuove sfide. "Ma non si pagherà di più"

Nadia Pietrafitta
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Un Governo «credibile», che mantiene gli impegni presi e ha intenzione di continuare a farlo perché solo così si potrà alimentare quella ritrovata «fiducia nell’Italia» che fan ben sperare, anche in termini di possibili investimenti in arrivo. Il Governo licenzia la nota di aggiornamento al Def e Mario Draghi è fiducioso: «Il quadro economico è di gran lunga migliore di quello che noi stessi ci aspettavamo in primavera», esordisce. I numeri dicono che la crescita per il 2021 si attesterà al 6% invece di una ipotesi del 4,5% formulata 5 mesi fa. Il deficit rispetto al Prodotto interno lordo è 9,4% invece di 11,8% ed è anche in calo rispetto al 2020. e anche il debito pubblico è in discesa, sia pur lieve. Il trend, però, è convinto il premier, va ora mantenuto. Per farlo la «chiave principale» resta il vaccino, «unico» strumento in grado di permettere la ripartenza. Per procedere la marcia, poi, servirà una manovra «fondamentalmente espansiva», perché - è la linea dell’ex presidente Bce «confortata dai dati» - dal «problema» dell’alto debito pubblico si esce «prima di tutto con la crescita». La vera sfida è quindi ora quella di rendere questo segno più «duraturo e strutturale», puntando su equità e sostenibilità.

 

 

La tabella di marcia europea prevede che Roma porti a casa la delega fiscale. Draghi, però, non ci sta a passare per chi - sulle tasse - si è fatto dare l’alt dalle forze politiche, alle prese con la campagna per le Amministrative. «Il rinvio non è dovuto ai partiti politici ma al fatto che l’attività di Governo è sempre più intensa», tanto - assicura - che sarà in Consiglio dei ministri «la settimana prossima», quando in realtà diverse sfide elettorali saranno ancora da giocare al secondo turno. Il presidente del Consiglio rassicura i componenti della maggioranza preoccupati dalla riforma del catasto: «Non si pagherà di più né meno di prima, ma l’impegno del Governo è quello di rivedere le rendite», spiega, lanciando «un’operazione trasparenza» che in ogni caso non prevede nessun tipo di imposta sulla prima casa. «Anzi - scandisce - c’è un’esclusione esplicita su questo punto».

 

 

Il capo del Governo mostra poi di non apprezzare i continui scenari - tra gli ultimi quello del ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti - che lo vedrebbero quale futuro inquilino del Colle. «Io al Quirinale? Questa domanda mi viene fatta almeno una volta ogni ora. Me la fate sempre... La risposta - taglia corto - è sempre la stessa: primo, è abbastanza offensivo nei confronti del Presidente della Repubblica in carica. E poi io non sono la persona giusta a cui fare questa domanda. Le persone giuste sono in Parlamento. È il Parlamento che decide sull’orizzonte, la vita e l’efficacia di questo governo». Per il premier, insomma, i dossier sulla scrivania sono ancora tanti. Dal fisco alla concorrenza, passando per il G20 straordinario sull’Afghanistan «che si farà il 12 ottobre» e la prima cabina di regia sul Pnrr che si riunirà la prossima settimana. Insomma, «un Governo si consuma quando lavora solamente per restare e non è questo - assicura - il nostro obiettivo».

 

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