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Virginia Raggi lascia il conto da pagare. Nel bilancio di Roma 122 milioni di perdite

Al suo arrivo la gestione economica era in attivo di 277 milioni. Dopo 5 anni il rosso sfonda i 100

Filippo Caleri
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La sindaca Virginia Raggi dichiara risultati eccezionali nella gestione dei conti del Comune di Roma ma non è così. L’analisi dei documenti ufficiali dei bilanci del Campidoglio è impietosa. E consegna un quadro disastroso dei flussi economici nel quasi quinquennio di governo di Virginia. Che lascerà ai successori una voragine contabile che si è allargata inesorabilmente nel corso di tutto il suo mandato. 

E dire che il dato di partenza non era poi così male. La prima cittadina aveva ereditato dal predecessore, il prefetto Francesco Paolo Tronca (commissario straordinario fino al giugno 2016) un rendiconto economico in attivo. Non è possibile quantificare l’effetto Raggi nel secondo semestre dello stesso anno e cioè al periodo nel quale era effettivamente alla guida della città. Fatto sta che, alla fine del 2016, l’ultima riga dei conti riportava un risultato positivo di oltre 277 milioni di euro. 

 

Un margine di vantaggio importante che l’azione amministrativa di Virginia ha, però, iniziato a «rosicchiare» l’anno successivo. 

Alla fine del 2017, sempre secondo i dati ufficiali delle delibere comunali con le quali si approvano e validano i conti, il Campidoglio non presentava ancora il rosso, ma l’attivo si era praticamente dimezzato: il risultato d’esercizio finale si era attestato a 110 milioni di euro. 

Certo la macchina amministrativa costa e, almeno nella contabilità pubblica la ricerca dell’avanzo non è un obbligo, così una riduzione del valore finale non è da considerare una iattura. Forse però un campanello d’allarme doveva perlomeno suonare. E invece così non è stato. 

 

Così da quel momento, e cioè dal 2018, la discesa negli inferi del rosso contabile è stata progressiva e continua. Nel terzo anno di mandato la Raggi e la sua giunta hanno chiuso un ciclo gestionale catastrofico con un buco di 41,6 milioni di euro. 
E non c’è stato niente da fare nemmeno nel 2019, quando la perdita ha iniziato a prendere le dimensioni di una voragine. Alla fine di quell’anno, infatti, nell’ultima riga del documento economico era scritta una cifra consistente pari a 62,4 milioni. Unico problema il segno meno davanti al numero che, come una zavorra, ha condannato anche la gestione successiva. Nel 2020, infatti, complice anche l’effetto pandemia e gli effetti della gestione straordinaria, il buco nel conto economico capitolino si è tramutato in un autentico pozzo senza fondo. L’ultimo consuntivo, basato sulle componenti positive e negative secondo i criteri di competenza economica (disponibile sul sito del Comune di Roma) si è chiuso infatti con un rosso monstre pari a 122,6 milioni di euro. È l’organismo di revisione comunale a spiegare cosa sia accaduto nella contabilità capitolina nella relazione allegata al bilancio. Alla pagina 44 si legge: «Rispetto al risultato economico conseguito nel 2019 si rileva una perdita di 122 milioni di euro. In peggioramento rispetto al 2019, dovuto al risultato negativo della gestione straordinaria (-159 milioni rispetto al 2019) non adeguatamente compensato dai valori positivi delle altre gestioni». 

 

Un fardello pesante che si troverà sul tavolo il nuovo primo cittadino dopo il suo insediamento. Chiunque sia, anche la Raggi stessa, dovrà faticare non poco per raddrizzare la barra nella direzione del pareggio. Una realtà diversa dagli annunci della Raggi sugli effetti benefici della cura grillina nelle casse comunali. In una dichiarazione del 5 agosto scorso Virginia ha affermato: «Ancora una volta possiamo dire che i conti di Roma sono in ordine e che si torna a investire per il rilancio della città». Non è così. Baste leggere le carte contabili, saper fare di conto e armarsi di pazienza per leggere le considerazioni dei revisori contabili nella sezione della trasparenza.
 

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