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Al lavoro solo col green pass, la ricetta di Brunetta contro il Covid

Angela Barbieri
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Green pass per tutti i lavoratori. Un auspicio, o forse una "rivelazione", quella del ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che comunque fa rumore su un tema che crea ancora tensioni e divisioni nel mondo politico. Eppure l’economista di scuola socialista ha le idee ben chiare: «Green pass per tutti: lavori pubblici e lavori privati, servizi pubblici e servizi privati». Tutto nasce dalla riflessione che Brunetta snocciola davanti alla platea di "Linkontro NielsenIQ 2021". Ovvero che il certificato di avvenuta vaccinazione da Covid-19 è «una misura geniale».

Il ragionamento è articolato, ma il ministro della Pa prova a semplificarlo: «Sembra un circuito perverso: l’alta propensione alla vaccinazione fa aumentare o rende irriducibile uno zoccolo di opportunisti. Se non ci fossero stati i vaccini, gli opportunisti non ci sarebbero stati. Adesso il gioco da fare è far aumentare il costo della non vaccinazione agli opportunisti. Come? Questa è la logica geniale del green pass: ti vaccini, guarisci oppure ti fai il tampone, che hanno un costo psichico e monetario, più quello organizzativo. Aumentando il costo spingi a ridurre lo zoccolo e in questa maniera diminuisce la probabilità di circolazione di virus, così diminuiscono le varianti, che si manifestano solo se c’è circolazione».

Il punto è che sul certificato le intenzioni del governo sono chiarissime. Brunetta incassa endorsement di peso. A partire da quello del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Anche se il numero uno degli industriali non è pienamente soddisfatto: «Il gioco politico nell’avvicinarsi alle amministrative sembra stia rallentando il progetto di riforme di questo Paese. Chiarito che noi siamo per l’obbligo vaccinale, prendiamo atto che la politica non riesce a trovare una sintesi».

Nel suo discorso Brunetta torna anche su un altro tema caldo, il ritorno in presenza dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Non ha cambiato idea il ministro, anzi. Servirà comunque un Dpcm, per il rafforzare il concetto che quella è la modalità ordinaria, che potrebbe vedere presto la luce. La priorità resta però l’estensione del green pass. Misura che, invece, richiede un normale percorso normativo. La conferma arriva anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza: «Ci sarà in vari settori, a cominciare da quelli in cui il certificato viene chiesto ai clienti ma non ai lavoratori, come i ristoranti e i bar: un’anomalia che sarà sanata nel più breve tempo possibile». Ma la lista potrebbe di lavori e servizi potrebbe diventare molto più lunga. Per il privato, ma anche per il pubblico.

A scatenare la polemica è anche un intervento del leader della Lega Matteo Salvini, il quale ricorda che «il problema non sono i non vaccinati, ma il virus che varia. Le variazioni nascono come reazione ai vaccini. In Israele sono tutti vaccinati e il virus sta virando tra migliaia di persone. Le varianti nascono come reazione al vaccino. Se io provo ad ammazzare il virus lui prova a reagire variando, mutando».

«Voi capite perché sono scoraggiato?», commenta, su Twitter, il virologo Roberto Burioni. Anche l’infettivologo Massimo Galli accusa Salvini di «parlare solo di cose di cui sa». E il deputato del Pd, Emanuele Fiano, attacca: «Sarebbe buona cosa se un leader politico i cui messaggi arrivano a milioni di cittadini evitasse di cimentarsi con approssimative e pericolose affermazioni di carattere scientifico». Salvini, però, chiede di farla finita con le polemiche: «Io sono fra i 40 milioni di italiani che hanno scelto il vaccino e lavoro, al fianco di sindaci e governatori, per offrire questa possibilità a chi ancora non l’ha fatto. Ricordare che il vaccino comunque non ci rende immortali, che occorre continuare ad essere prudenti per sconfiggere le varianti, che col virus purtroppo dovremo convivere a lungo, con pazienza e attenzione, è semplicemente responsabilità. Basta con le polemiche, uniti contro il virus e stop!».
 

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