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Non c'è pace dentro al Pd. Bonaccini replica a Bettini: no alla crisi di Governo, solo grazie a Draghi…

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Goffredo Bettini, uno degli esponenti più influenti all’interno del Partito Democratico, aveva sbarrato la strada al Governo di Mario Draghi, spingendo per un passaggio dell’attuale presidente del Consiglio al Quirinale, con il mandato dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella che scadrà il prossimo gennaio. A replicare duramente a Bettini ci ha pensato Stefano Bonaccini, da molti dato come uomo forte del futuro all’interno dei Dem e attuale presidente della Regione Emilia-Romagna: “Nessuno in Italia auspica una crisi di governo. Lascerei Salvini a queste tattiche, visto che non portano consenso nemmeno a lui. Non mi interessano i sondaggi e il fatto che dicano che al Pd non paga stare nel Governo. Completare la campagna vaccinale e fermare il Covid, rimettere in sicurezza il sistema sanitario e la scuola, così come l'economia, il turismo, il commercio, la cultura, creando occupazione di qualità, per tornare a una piena socialità. E spendere presto e bene i soldi che l'Europa ci ha accordato. Sono queste le priorità, e il lavoro del governo Draghi è il nostro lavoro. Alla fine - afferma a La Stampa - sarà più forte il partito che più seriamente avrà sostenuto questo sforzo, non chi avrà rincorso la Meloni”.

 

 

Bonaccini risponde a domanda diretta sulle parole di Bettini, che vorrebbe elezioni anticipate e Draghi presidente della Repubblica: “Forse non tutti sanno - dice con aria di superiorità rispetto al collega di partito - che siamo in stato di emergenza e che il Covid non è sconfitto. Che gli oltre 200 miliardi dell'Europa vanno programmati e impegnati con scadenze ravvicinate o altrimenti non arriveranno. Che è anche e soprattutto da quei soldi che dipende la ripartenza dell'economia e del lavoro. Oppure non si comprende che l'apertura di credito all'Italia dipenda dal fatto che ci sia Draghi e che le forze politiche si sono impegnate a sostenerlo in una situazione eccezionale”. Nel Pd c’è sempre un motivo per litigare internamente e non seguire compatti la stessa linea.

 

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