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Giuseppe Conte, quanta confusione nella testa dell'ex premier double face

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Andrea Amata
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In una recente kermesse, organizzata dal quotidiano digitale Affaritaliani, il neo leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte si è abbandonato a dichiarazioni singolari, accusando Matteo Salvini di aver fatto peggio dell’attuale ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in merito alla gestione dei flussi migratori. Dell’ex premier double face, che è riuscito nell’impresa trasformistica di guidare due esecutivi di segno politico opposto, non sorprendono più le millanterie istituzionali con cui si autoincensa per proclamarsi statista e traghettatore del Paese nell’ancoraggio della sua abilità affabulatoria.

Tuttavia, un senso di decenza dovrebbe ogni tanto scuoterlo da una certa malsana sicumera affinché agevoli le manovre di atterraggio sulla realtà. Questa dovrebbe prevalere sulla narrazione immaginosa e suggerire quella prudenza lessicale che si declina nell’adagio di antica saggezza: un bel tacer non fu mai scritto. Comparando i dati sugli sbarchi fra la gestione Salvini e quella della Lamorgese è possibile desumere, con l’assistenza oggettiva ed inconfutabile dei numeri, a chi riconoscere un’incisività di azione e a chi ascrivere una totale inefficacia.

Ebbene, gli sbarchi fra il 1° gennaio e il 30 agosto 2019, con il leader leghista al Viminale, sono stati 5.089, mentre nello stesso periodo dell’anno corrente con la “competente” Lamorgese gli ormeggi clandestini sono lievitati a 38.788. Tale discrepanza numerica non è occultabile e chi prova a negarne l’evidenza si dimostra un negazionista delle leggi quantitative, un precorritore dell’area no-veritas che si invola nei cieli dell’astrazione. Per giunta, Conte insiste a contestare nelle sue uscite pubbliche ciò che due anni fa celebrava appuntandosi al petto la medaglia dei contenuti dei decreti Sicurezza.

Tant’è che in una recente intervista al Corriere della Sera rinnega se stesso attribuendo ai decreti “salviniani” la responsabilità di aver “messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne". Mentre quando nel settembre 2018 il provvedimento veniva varato chiosava il risultato con autocompiacimento sovranista: “In un quadro di assoluta garanzia per quel che riguarda la tutela fondamentale dei diritti delle persone, in un quadro di assoluta garanzia per quel che riguarda le convenzioni internazionali a cui l'Italia aderisce e i principi che sono sia nella nostra Costituzione, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nei Trattati, noi andiamo a operare un sistema di riordino e di revisione per una più efficace disciplina".

L’ex avvocato del popolo con le sue amnesie, con i suoi deliberati mascheramenti e con le sue dissociazioni postume dai provvedimenti da egli stesso firmati, dimostra una schizofrenia politica che è prerogativa dei saltimbanchi. Nella sua malcelata presunzione non riesce a disciplinare un pensiero coerente, inanellando contraddizioni seriali, e non desiste dal redigere pagelle, pronunciando giudizi di disapprovazione sul suo ex ministro dell’Interno che per logica lo trascinano nella correità.  Ma per Conte si può dialogare con i talebani eccetto che con il leader leghista, anzi se è possibile lo si mandi pure a processo per aver bloccato gli sbarchi indiscriminati e senza regole.

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