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Migranti, fermare gli sbarchi è possibile: basta rispettare le leggi

Francesco Storace
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Sminare, presidente, sminare. Se Mario Draghi vuole risolvere davvero la questione dell’immigrazione clandestina che approda sulle nostre coste, si prenda qualche ora a Ferragosto per leggere che cosa ha scritto il magistrato che ha giudicato Matteo Salvini per il caso Gregoretti.

Nelle motivazioni della sentenza rese note in questi giorni, troverà tra i motivi dell’assoluzione piena del leader leghista esattamente quello che si deve fare per non far considerare l’Italia un pezzo d’Africa anziché d’Europa.

Scrive il giudice Nunzio Sarpietro con riferimento al governo 1 di Giuseppe Conte: la strategia dell’esecutivo “rimase ancorata alla fermezza ed alla ricerca della redistribuzione dei migranti prima di autorizzare lo sbarco”.

Ed è esattamente quello che accadde allora e poi con le altre navi – spesso Ong – che scaricavano carne umana nel nostro Paese: prima l’Europa dice sì a fare la sua parte per la redistribuzione dei migranti e poi si fanno sbarcare. Salvini, che andrà ad un altro processo per le accuse da cui è stato già assolto nel caso Gregoretti, chiede esattamente questo.

E Draghi lo deve far entrare in testa a Luciana Lamorgese, che pure sembrava incamminarsi lungo questa indicazione. Poi, l’inerzia. 

Ma ciò che è ancora più vergognoso, rispetto a quella sentenza e alle sue motivazioni, è il silenzio vile di chi portò Salvini a processo. Il voto dei senatori sul processo Gregoretti fu uno scandalo. Lo pensavamo ieri, ne siamo convinti oggi leggendo le parole del giudice. 

Ci fosse uno solo, tra quei senatori faziosi, che alzi la mano per chiedere scusa. Per ammettere di aver sbagliato. Per promettere di restituire quota parte i soldi buttati per una farsa. Hanno tentato di vendicarsi del segretario della Lega a spese dei cittadini. Sono stati quei senatori a far proprio il teorema di Luca Palamara: “Salvini ha ragione ma va attaccato”.

Però, ora sappiamo almeno che volere è potere, gli sbarchi possono essere fermati nel rispetto della legge. Ed ecco perché vorremmo che Draghi chiedesse alla Lamorgese che diamine sta facendo. Se i numeri dell'immigrazione erano veramente ridotti quando al Viminale c'era uno che "non ha fatto nulla di illegale", è facile pensare, per ragionamento inverso, che chi c’è ora stia facendo di tutto in funzione dell'immigrazione illegale.

Per il giudice, presidente Draghi e ministro Lamorgese, “l’imputato ha agito non 'contra ius' bensì in aderenza alle previsioni normative primarie e secondarie dettate nel caso di specie. Allo stesso non può essere addebitata alcuna condotta finalizzata a sequestrare i migranti per un lasso di tempo giuridicamente apprezzabile”. Che altro deve accadere per invitare l’inquilina del Viminale a darsi una mossa mentre il numero degli immigrati irregolari cresce vertiginosamente?

Sarebbe bastato leggere anche la relazione che fece il senatore Maurizio Gasparri come presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama. Se ci fosse stata la volontà di procedere senza partigianerie, non si sarebbe scomodata la magistratura che da quelle parti deve combattere qualcosa di più serio. 

Invece votò contro Salvini – a scriverlo è il giudice che lo ha assolto – persino chi – come i Cinque stelle - condivideva la linea del governo che aveva affidato all’allora ministro dell’interno la strada da seguire. Nel mirino c’erano “i trafficanti di essere umani” da contrastare. E l’approdo nei paesi europei dei migranti trasportati in Italia prima di farli sbarcare.

Ma quel che ha compreso un magistrato che ha studiato leggi e fatti accaduti, finse di non capirlo una sinistra faziosa che vuole l’avversario in galera. Perché è il metodo di sempre e che stavolta ha fallito proprio con la sentenza Gregoretti. E quando Draghi parla di riforma della giustizia non deve mai dimenticare che cosa è successo anche in questo caso.

Il premier ha le porte spalancate per contrastare l’illegalità che viene dal mare: non esiti più. È questione di dignità nazionale. Non possiamo trasformarci in un immenso campo profughi perché l’Europa ci ha mollato.

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