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Amministrative, centrodestra in vantaggio. La coalizione vola nei sondaggi

Marcello Grimaldi
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Il 3 ottobre, data delle prossime elezioni amministrative, è da tempo cerchiata in rosso nelle agende delle segreterie dei partiti. La tornata d'autunno come sempre avrà respiro e conseguenze nazionali, in questa circostanza probabilmente ancora di più perché il voto, assieme all'elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale, saranno determinanti per disegnare l'assetto politico-istituzionale del paese che verrà nei prossimi anni.

Il centrodestra, diviso nel sostegno all'esecutivo guidato da Mario Draghi, si presenterà compatto, viceversa l'ex maggioranza giallorossa, che appoggia il governo dell'ex presidente della Bce, non è riuscita per l'ennesima volta a replicare uniformemente, salvo eccezioni, l'alleanza da nazionale a locale, a scapito della vittoria che consegue quando si presenta unita. Analizzando nello specifico le grandi città che rinnoveranno sindaco e consiglio comunale emerge a Torino, secondo un sondaggio di Opinio Italia, il vantaggio del leghista Paolo Damilano, che le intenzioni di voto collocano tra il 42 e il 46%, numeri che potrebbero anche regalare all'uomo di Salvini la vittoria al primo turno, consegnando per la prima volta il capoluogo piemontese al centrodestra.

Il Partito Democratico spera, ove si andasse al ballottaggio, di incassare l'appoggio del Movimento 5 Stelle che ha amministrato la città in questi cinque anni, per il suo candidato Stefano Lorusso fermo tra il 39 e il 43%. Fuori dai giochi la pentastellata Valentina Sganga con percentuali che oscillano tra 1'8 e il 12%. A Milano la vittoria dell'uscente Beppe Sala è stata rimessa in discussione dalla rimonta di Luca Bernardo, dato tra il 40 e il 44%. Assente il Movimento 5 Stelle che non ha nemmeno individuato un nome che si immoli per la causa (persa).

Nella Capitale, nonostante un inizio di campagna elettorale poco incisivo dal punto di vista della comunicazione e delle tematiche, Enrico Michetti è dato per favorito con il 31/35% sul già ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, sostenuto dal Pd, che non va oltre il 23/27%. Ancora più indietro la prima cittadina uscente Virginia Raggi, ferma tra il 17 el 21% e il combattivo Carlo Calenda, accreditato di una «forchetta» tra il 15 e il 19%. Napoli invece sembra sorridere ai Dem, con il vantaggio di Gaetano Manfredi, nonostante le polemiche per il suo dichiarato tifo per la Juventus, non proprio amata a quelle latitudini. L'ex ministro, grazie anche al sostegno del Movimento 5 Stelle, è in testa alle intenzioni di voto del 42-46% dei napoletani mentre il suo competitor Catello Maresca non va oltre il 31%. L'alleanza giallorossa non sembra risentire della dispersione di voti cagionata dall'inossidabile ex sindaco e presidente di Regione, Antonio Bassolino, ancora votato da uno zoccolo duro collocato tra i114% e il 18%.

Nella «rossa» Bologna poche sorprese: Matteo Lepore, che beneficia anche qui di uno dei rari accordi tra Dem e 5 Stelle, è in netto vantaggio su Fabio Battistini del centrodestra: 55-59% contro 36-40. Se le Coalizione I tre leader dei principali partiti del centrodestra: Silvio Berlusconi (Forza Italia), Giorgio Meloni (Fratelli d'Italia) e Matteo Salvini (Lego) urne confermassero questi numeri renderebbero il ballottaggio superfluo.

Anche a Trieste, dove il sindaco uscente Roberto Di Piazza, sostenuto dal centrodestra, supera il 51% nelle intenzioni di voto, la partita potrebbe chiudersi al primo turno. L'avversario, Francesco Russo ottiene massimo il 38%. Come vuole la saggezza popolare, i sondaggi vanno «annusati e non bevuti», come fossero un profumo. Ci sono ancora quasi due mesi di campagna elettorale senza esclusione di colpi per catturare un elettorato tradizionalmente liquido e sfuggente alle logiche della politica nazionale. Ti quadro che emerge dalle rilevazioni restituisce un quadro tutto sommato omogeneo in cui molti elementi potranno ancora giocare un ruolo decisivo a determinare l'esito complessivo della tornata.

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