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L'industria punta su Carlo Calenda per Roma: obiettivo Campidoglio con i soldi del Nord

Franco Bechis
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Carlo Calenda più che un partito - Azione - ha fondato una società per azioni con la politica come oggetto sociale. A vedere l’elenco dei supporter sembra infatti più una associata di Confindustria che un partito tradizionale. Ed è infatti in assoluto il primo soggetto nella raccolta fondi «griffati». Nessuna delle sigle politiche più tradizionali può vantare un generoso elenco di industriali e industrie disposte a mettere mano al portafoglio per dare una mano come è accaduto quest’anno ad Azione. Da febbraio in poi Azione è sembrata sotto quel profilo davvero una boutique finanziaria.

 

 

Alessandro Riello, imprenditore veneto re dei condizionatori, ha versato al tesoriere di Calenda 10 mila euro. Altri 5 mila sono arrivati dalle Rubinetterie bresciane di Aldo e Carlo Bonomi. E ancora: 10 mila euro in due diversi versamenti (26 febbraio e 27 maggio) dal finanziere Davide Serra, che fu supporter sfegatato di Matteo Renzi. Poi 10 mila euro da Maurizio Tamagnini, amministratore delegato di Fsi, il fondo dei fondi sovrani. Stessa cifra - 10 mila euro - arrivata da Gabriele Gnutti, della famiglia di imprenditori bresciani che guidano la Holding Umberto Gnutti (Hug). Cinquemila euro sono arrivati a fine aprile da Luciano Cimmino, imprenditore alla guida del gruppo che ha marchi come Yamamay e Carpisa. E altri 5 mila lo stesso giorno dalla Pal.Mal. Srl di Roma della famiglia Passalacqua. Il 30 aprile sui conti del partito di Calenda si è aggiunto un versamento di 20 mila euro della Red Lions srl di Montechiarugolo (Pr) guidata da Francesco Mutti, a capo dell’omonimo gruppo leader delle conserve di pomodoro. Fra il 30 aprile e il 3 maggio due versamenti di peso, entrambi da 50 mila euro. Uno è arrivato dalla Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini di Cremona, finanziata dal gruppo Arvedi protagonista da sempre del mercato dell’acciaio e già azionista di rilievo di Rcs-Corriere della Sera (insieme agli Agnelli). Il secondo assegnone è arrivato da Alberto Bombassei, patron della Brembo. Ma il flusso di finanza fresca per Calenda è stato un fiume in piena da maggio ad oggi. Assegni da 10 mila euro arrivati da Giuseppe Ambrosi (industria casearia del Grana padano e di altri formaggi), da Luca Garavoglia (presidente della Campari), da Antonio Gozzi (presidente della Duferco e della squadra di calcio Virtus Entella), e due - 10 mila euro a testa - da Paolo ed Ermenegildo Zegna di Monte Rubello proprietari della omonima industria tessile.

E ancora: 10 mila euro dalla Edi.Cer, industria di ceramiche di Franco Manfredini; stessa cifra da Andrea Zaccari, amministratore delegato di Logimatic, come dall’imprenditore veneto Stefano Pavan, e dalla Pedrollo spa azienda importante nella produzione di elettropompe da estrazione, come dalla Bucci Automations di Faenza e dalla Ferri Umbertina (azienda) di Castelvetro di Modena. Ancora 10 mila euro sia dalla Almas partecipazioni industriali di Ottaviano (Na), guidata da Paolo Scudieri che è anche presidente dell'Anfia; e dalla Infinito 14 srl che appartiene alla famiglia Guzzini di Recanati, leader nel settore illuminotecnico. Ci sono anche cifre più consistenti destinate ad Azione: 15 mila euro versati dal presidente della Ferrarelle, Carlo Pontecorvo; 20 mila euro arrivati dalla Antimo Caputo srl, azienda di farine del napoletano; 30 mila euro donati da Pier Luigi Loro Piana, il re del cachemere; altri 30 mila arrivati da Gianfelice Mario Rocca, che guida il gruppo Techint e ancora 30 mila versati da Marco Alessandro Momigliano, presidente di Mplc Italia.

 

 

Nessuno dei generosi finanziatori della boutique politico-finanziaria di Calenda ha interessi diretti nella Capitale. Ma il loro beniamino quello ha in testa - diventare sindaco di Roma - pure senza avere grandissime chances nemmeno di arrivare al ballottaggio secondo la totalità dei sondaggi pubblicati. Naturalmente quei soldi almeno in parte vanno a pagare le spese della campagna per Calenda sindaco. Esiste infatti un comitato elettorale che da maggio raccoglie fondi per questo, ma che sostanzialmente poggia su finanziamenti arrivati da Azione (al momento tre versamenti per un totale di 80 mila euro). Quasi inesistenti i sostenitori finanziari sulle piazza. C’è chi ha dato una mano «in natura», come l'Autostar Flaminia srl che ha offerto un comodato gratuito di autoveicolo per un valore ipotizzato di 6 mila euro. O la Myvespa tours srl, che ha offerto un comodato gratuito di veicoli a motore (scooter) per un valore ipotizzato di 10.260 euro. Al comitato per Calenda sindaco è arrivato anche un contributo di 2.500 euro da Beniamino Quintieri, ex presidente dell’Ice e della Sace. E poi un contributo da 2 mila euro di «Ho una casa onlus». Questo è un pizzico più problematico: la onlus è stata fondata da Luciana Vasile, un architetto che si era proposta di raccogliere fondi in quel modo per dare una casa in Nicaragua dove è riuscita a donarne ai campesinos e anche in Italia dove punta a darne ai migranti arrivati nel Sud Italia. La onlus è finanziata anche con il 5 per mille e a differenza dell'architetto che la presiede e che dei suoi soldi può fare quello che crede, non dovrebbe donare quello che ha ricevuto per ben altri fini a comitati elettorali. Calenda farebbe bene a restituire alla Onlus quei 2 mila euro che lì davvero stonano.

 

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