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La grana Mps scuote il governo: la trattativa con Unicredit fa traballare Mario Draghi

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Sbarca in Parlamento la grana Mps che nel caldo di agosto mette in agitazione governo e partiti. La trattativa sull’acquisizione dell’istituto senese da parte di Unicredit - oggi presieduta dall’ex ministro Pier Carlo Padoan - è diventata a tutti gli effetti un caso politico con la richiesta in aula alla Camera da parte di Lega, Fratelli d’Italia e M5s - ma in tal senso si erano spesi ieri anche Pd e Leu - di una informativa urgente da parte dell’attuale titolare del Mef Daniele Franco. «Cercheremo di rispondere nella prossima convocazione con la conferenza di capigruppo», ha replicato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

 

 

Ad attaccare è innanzitutto Matteo Salvini che ribadisce il «no allo spezzatino»: «Vendere, o meglio svendere adesso, in queste difficili condizioni di mercato, non ha senso. Allo Stato (quindi ai cittadini) costerebbe molto di meno garantire la prosecuzione delle attività ad MPS ed una messa sul mercato in tempi migliori. Aggiungo che a Siena i cittadini voteranno per il seggio parlamentare il 3 ottobre perché il deputato del Pd (Padoan) si è dimesso per andare a fare il presidente di UniCredit. Vi sembra normale?». Dalla maggioranza prova a rispondere alle accuse Maria Elena Boschi: «Padoan ha evitato il disastro per Mps nel 2017 - rivendica - Chi l’ha distrutta va cercato negli ispiratori degli strani accordi con Banca 121 e il mondo dalemiano in Puglia, fino alla sciagurata operazione Antonveneta».

 

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