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Con Giuseppe Conte boom d'infrazioni: record di "richiami" dall'Unione Europea

Tommaso Carta
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L’Italia nel 2020 ha registrato il picco di procedure d’infrazione Ue aperte, nel quinquennio 2016-2020. Secondo il rapporto annuale sull’applicazione del diritto Ue, diffuso nei giorni scorsi dalla Commissione Europea, il nostro Paese alla fine del 2020 contava 86 procedure d’infrazione aperte, record del quinquennio, che era iniziato a quota 70 nel 2016, per poi calare a 62 (record positivo) nel 2017. Dal 2017 in poi il trend si è invertito: nel 2018 le infrazioni erano 70, nel 2019 77 e nel 2020 86. Nel solo 2020 sono state aperte 36 nuove procedure d’infrazione contro l’Italia (11 nel campo mobilità e trasporti, 8 nell’ambiente, 5 nell’energia, tra le principali). Curioso notare come nell’anno del governo rossogiallo l’Italia sia stata «bocciata» dall’Unione europea proprio nei campi teoricamente più affini alla forza di maggioranza relativa, il Movimento 5 stelle, e cioè nell’ambiente e nell’energia. Una circostanza sottolineata dall’ex sottosegretario Sandro Gozi: «Con Conte il record di aumento infrazioni, sino a 36 nel 2020. Con Renzi record riduzione, dimezzate da 122 a 58».

 

 

Nel 2020 l’Italia era il quarto peggior Paese dell’Unione per procedure aperte, dopo Spagna (99), Regno Unito (97) e Grecia (88). Il più ligio al diritto Ue era invece la Danimarca (31). La Germania ne aveva 79, la Francia 67. La procedura d’infrazione viene aperta quando un Paese membro non applica il diritto Ue: ha tre fasi principali, la lettera di messa in mora, il parere motivato e il deferimento in Corte, che può concludersi con sanzioni pecuniarie. Dal 2012 complessivamente l’Italia ha versato all’Europa oltre 750 milioni di euro a causa delle infrazioni al diritto comunitario. Secondo un rapporto dell’Osservatorio sui Conti pubblici, nel confronto europeo siamo di gran lunga il paese che ha dovuto versare la cifra maggiore: Grecia (350 milioni), Spagna (122 milioni) e Francia (91 milioni) si collocano infatti ben distanti. Va detto che nel frattempo la situazione, fattasi molto più complicata nel corso dei due governi Conte, è lievemente migliorata. Con l’avvento dell’esecutivo draghi il numero delle procedure d’infrazione aperte è infatti calato a 78.

 

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