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Green pass e vaccini la vera urgenza. Gianluigi Paragone picchia duro: "Perché in Parlamento si discute del ddl Zan"

Gianluigi Paragone
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Non voglio girarci troppo attorno: ma è possibile che in parlamento si discuta del ddl Zan quando l’urgenza impone una decisione chiara su vaccini e green pass, perché questi argomenti sono ammucchiati in decreti vari? E domando: ma oggi è più urgente affrontare la questione vaccini o il ddl Zan? Per come stanno andando le cose, direi la questione vaccini e green pass perché altrimenti succede che vince il caos e il panico.

Mi va benissimo - sia chiaro - che Camera e Senato siano finalmente protagonisti e centrali come dovrebbe essere in una repubblica parlamentare, e sono contento che finalmente ci siano posizioni chiare nelle differenze perché significa che la melassa del politicamente corretto (soprattutto nella parte dell’identità di genere) non ha corroso la sana dialettica politica.

Detto questo, mi sfugge invece il motivo per cui il Parlamento sia solo sfiorato da due argomenti di estrema urgenza e gravità: la questione vaccini e la questione del Green Pass, a maggior ragione dopo la decisione francese di renderlo obbligatorio per andare nei ristoranti e nei bar. Questa decisione è stata commentata favorevolmente dal commissario Figliuolo e dal solito giro di medici, i quali evidentemente pensano di poter dettare ai parlamentari l’agenda. Si può sapere cosa intende fare il governo italiano? Si possono sapere le posizioni dei partiti non nei talk ma in aula? Si può sapere se dell’argomento il parlamento sarà coinvolto con una seria e profonda discussione?

Qui si procede per atteggiamenti più meno schizofreniche. Non è da oggi infatti che il calcio crea i presupposti di assembramenti: quando morì Maradona a Napoli seguirono tre giorni di processione al San Paolo e nei luoghi della città dove il Pibe de Oro viene omaggiato come un santo laico; quando l’Inter vinse lo scudetto in piazza del Duomo si adunarono migliaia di tifosi e lo stesso accadde quando la Salernitana salì in serie A. Ora le feste legate alla cavalcata vittoriosa della Nazionale con caroselli e raduni sempre più numerosi. Bene, tutto questo è accaduto sotto gli occhi delle forze dell’ordine, delle telecamere, dei fotografi, persino di parlamentari, governanti e amministratori: nessuno ha fermato i caroselli né ha fatto sermoni col ditino puntato, perché il calcio (specie quando si vince) genera consenso.
Ogni dibattito sulle ricadute delle feste pertanto è altamente ipocrita perché alimenterà la rabbia di chi - dai ristoratori al comparto dei matrimoni, dalle discoteche agli stabilimenti balneari - rischia altre restrizioni con notevole danno economico. Così mentre il parlamento si infiamma sul ddl Zan, si limitano diritti costituzionali per effetto di discutibili pass. A settembre sulle scuole si dovrà prendere una decisione circa la ripresa delle lezioni in presenza: qualcuno ha in mente di riservare le classi ai soli bambini o adolescenti vaccinati confinando a casa gli altri?

Troppe questioni dovrebbero essere discusse e votate. Si può o qualcuno ha già deciso cosa dovrà accadere?
Ps. Ancora una volta la Rai decide di non rispondere alle domande che puntualmente rivolgo con interrogazioni. Dopo avermi risposto che non è suo compito cercare l’equilibrio delle posizioni, a precisa domanda (perchè Burioni ha diritto di tribuna incontrastato ogni domenica e quanto percepisce) ha risposto: Burioni è un <eminente esponente della virologia internazionale> (e magari è pure un eminente esponente della letteratura internazionale per i tweet che scrive) e “per quel che riguarda i compensi, la prestazione professionale non è a carico di Rai ed è comunque stata retribuita secondo gli standard previsti dal mercato per figure della competenza del prof. Burioni”. Insomma, una bella supercazzola per dire che i cittadini non devono sapere quanto si mette in tasca il virologo per comiziare indisturbato.

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