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Giustizia, "processi lunghi e pochi giudici". Anche Bruxelles bastona l'Italia ultima in classifica

Fabio Fantozzi
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L’Italia registra alcuni progressi nell’amministrazione della giustizia ma rimane fanalino di coda dell’Unione europea per molti aspetti. È il quadro emerso dal Justice Scoreboard europeo 2021, strumento di valutazione Ue della giustizia che fornisce una panoramica annuale sull’efficienza, la qualità e l’indipendenza dei sistemi giudiziari in tutti gli Stati membri. Per l’Italia, se si rilevano alcuni miglioramenti, come sulla digitalizzazione e i procedimenti arretrati, restano ancora la lunghezza dei tempi dei processi e la scarsa efficienza dovuta anche a un basso numero di giudici. Se, ad esempio, «il tempo di attesa per risolvere le cause civili per casi commerciali è sceso nel secondo grado, è leggermente salito al primo grado, ma è a tutt’oggi il più lungo per il terzo grado», ha detto il commissario Ue alla giustizia, Didier Reynders, rispondendo a una domanda sul nostro Paese in conferenza stampa. Le raccomandazioni sono le stesse da tempo, non a caso l’Italia è uno di quei Paesi a cui è stato chiesto di inserire la riforma della giustizia nel Pnrr.

 

 

«Ne ho discusso con il nuovo governo così come con quello precedente. È importante dire che ci sono alcuni segnali positivi nell’evoluzione rispetto al 2019. Sono stati ridotti gli arretrati ma comunque, nonostante questi miglioramenti, i procedimenti i civili e commerciali restano troppo lunghi in comparazione con la media europea», ha spiegato il commissario. In ogni caso, la Commissione Ue monitorerà l’evoluzione delle riforme contenute nel piano italiano, che contiene un impegno ambizioso: quello di ridurre in cinque anni le cause civili del 40% e quelle penali del 25%. «Questo avrà un impatto positivo su economia e forse per attrarre investimenti stranieri, ma dobbiamo vedere che tipo di evoluzioni», ha spiegato Reynders. Riguardo alla qualità della giustizia italiana, «ci sono stati dei miglioramenti riguardo alla digitalizzazione» ma «c’è una grande preoccupazione sulle risorse umane, il numero di giudici rimane uno dei più bassi tra gli Stati membri e la percezione sull’indipendenza dei giudici è salita leggermente nel 2021 tra i cittadini ma è scesa tra le aziende».

 

 

«È necessario continuare a lavorare per incrementare le risorse umane - ha affermato Reynders - ho visto qualche ipotesi sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, ma dobbiamo incrementare i numeri, magari avendo la possibilità di muoversi tra le due carriere per avere un numero sempre maggiore». La Commissione non si esprime sulle diverse bozze di riforme che circolano, la valutazione arriverà una volta approvate, ha detto il commissario europeo, che però ha voluto dare un suggerimento sulla nomina dei componenti del Consiglio superiore della magistratura. «È molto importante - ha detto - che l’Italia si attenga agli standard del Consiglio d’Europa e lavori con la Commissione Venezia, per assicurarsi che i membri siano eletti dai loro pari». Lo Scoreboard Ue, arrivato alla sua nona edizione, fornisce uno strumento molto prezioso per valutare il nostro sistema giudiziario, con indicatori sulla digitalizzazione, sull’indipendenza dei giudici, sull’autonomia delle procure. Il quadro quest’anno presenta anche informazioni su come i tribunali hanno adattato le loro procedure per rispondere alla pandemia. Una bussola utile per orientarsi nelle riforme da fare.

 

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