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Ddl Zan, asse tra Italia viva e centrodestra per le modifiche. Ira del Pd, numeri in bilico al Senato

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Dopo lo «strappo» di Italia viva sul ddl Zan, con la richiesta di consistenti modifiche (per i renziani sono ben due gli articoli da «cassare»), sale la tensione tra ex colleghi di partito. Il Pd ha accolto con irritazione le quattro proposte di Iv, bollandole come «incomprensibili». E a pochi giorni dalla nuova riunione del tavolo politico proposto dal presidente leghista della commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, che dovrebbe tenersi martedì, il ddl Zan torna a impantanarsi al Senato, dove i numeri in Aula non lasciano molti margini di manovra alle forze politiche favorevoli all’approvazione definitiva della legge (M5s, Pd, Leu). L’incognita è come si comporteranno i senatori renziani in Aula in occasione dei numerosi e già messi in conto voti segreti, qualora gli ex giallorossi dovessero continuare a tenere il punto e non aprire a modifiche al testo, insistendo nella richiesta di portare il ddl all’esame dell’Assemblea di palazzo Madama il prossimo 13 luglio.

 

 

Senza Italia viva, infatti, gli ex giallorossi rischiano di «soccombere» sotto i voti contrari del centrodestra. Dalla Lega arriva un’apertura alla mediazione renziana: «Ho pubblicamente invitato Letta al dialogo, anche per accogliere le riflessioni fatte pure dalla Santa Sede, ma il Pd non ha neanche risposto. La notizia positiva è che Italia viva ha invece avanzato delle proposte interessanti per cambiare la legge», osserva Matteo Salvini. Mentre i renziani, con il capogruppo Faraone, rilanciano proponendo ai dem un «patto»: si cambia il testo del ddl Zan e poi si chiede al governo di porre la fiducia nell’ultimo passaggio alla Camera, dove il provvedimento dovrebbe tornare in caso di modifiche, così da garantire un via libera definitivo in tempi certi e brevi. «Facciamo un patto tra gentiluomini per tornare alla legge Scalfarotto contro l’omofobia e la transfobia, senza termini che possano destare dubbi, e poi, una volta raggiunta l’unità della maggioranza chiediamo al governo di mettere la fiducia alla Camera, così saremo certi che il ddl non sarà affossato», spiega il capogruppo Iv Faraone. Ma i dem non ci stanno, si temono «trabocchetti». Tra le proposte di modifica avanzate da Iv c’è anche la soppressione dell’articolo 1 del testo, ovvero quello relativo alle definizioni, compresa l’identità di genere. «Identità di genere è già presente nel nostro ordinamento, tutelato da sentenze costituzionali e trattati internazionali come diritto fondamentale della persona. Toglierlo significherebbe rendere il ddl Zan una norma discriminatoria. La richiesta di Italia viva è insostenibile», scrive su twitter il deputato Pd Alessandro Zan. «È l’unica strada per avere presto una legge che è necessaria contro le discriminazioni omotransfobiche, le altre vie sono soltanto vicoli ciechi», replica Faraone. «Rifare tutto significherebbe affossare la legge», è l’obiezione dem.

 

 

Ma il capogruppo renziano non molla, paventando il rischio numeri: «Con la fiducia alla Camera la mettiamo in sicurezza, senza certezze sui numeri in aula al Senato e con i voti segreti l’affossiamo. Su temi così sensibili e con il M5s balcanizzato impossibile avere certezze». Per Forza Italia da parte della «sinistra» c’è una «incomprensibile intransigenza ad approvare una norma condivisa contro l’omofobia che rischia non solo di affossare il ddl Zan, ma di bloccare qualsiasi legge contro le discriminazioni. Questo atteggiamento di totale chiusura verso qualsiasi miglioramento di un testo controverso e il tentativo di stroncare il dibattito parlamentare non sono degne della nostra democrazia», attacca Licia Ronzulli.

 

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