Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Migranti, "ora l'Ue ci ascolta". La svolta di Mario Draghi sugli sbarchi

Andrea Amata
  • a
  • a
  • a

Il premier Mario Draghi nelle comunicazioni alla Camera, che precedono il Consiglio Ue, ha acceso i riflettori sulla gestione dei flussi migratori. L'ex banchiere centrale vuole tenere stretto il timone del governo senza sbandamenti con l'impegno di capitalizzare in termini di risultati politici l'autorevolezza riconosciutagli in ambito internazionale. Focalizzare l'attenzione sul fenomeno migratorio, affinché non sia più una criticità demandata alla sola gestione italiana, significa imporre al tavolo Ue una questione complessa, dimostrando che il prestigio internazionale che evoca la sua figura non è un'astrazione, ma una prerogativa che si sostanzia nel consesso sovranazionale. Draghi ha usato parole chiare sull'argomento che verranno riproposte durante i lavori del Consiglio europeo allo scopo di superare l'isolamento dei Paesi mediterranei, su cui impatta unilateralmente la pressione migratoria.

Così si è espresso il presidente del Consiglio nella replica alla Camera: «Dormire sui problemi non li fa sparire: ora bisogna che l'accoglienza non sia limitata al contenimento, perché esistono i flussi illegali e i flussi legali. I flussi legali non basta importarli legalmente, bisogna integrarli. Se non li integriamo nella società italiana facciamo un danno a noi stessi in primis. Perché questo vuol dire la produzione di esseri potenzialmente ostili, produciamo dei nemici».

L'integrazione è la chiave della convivenza e il presupposto per completare un percorso che si può consacrare nella cittadinanza. Senza integrazione le etnie conservano il loro habitat, dissociato dal contesto, rendendosi impermeabili ai valori delle democrazie occidentali. Nel discorso del premier possiamo intercettare anche un messaggio rivolto ai propugnatori dello ius soli, i fautori di una specie di cittadinanza precoce, che omettono nella loro banale retorica dell'inclusione la clausola dell'integrazione, che per Draghi rappresenta la precondizione della coabitazione. La sua relazione non si è limitata a fotografare l'esistente, rivolgendo lo sguardo alla prospettiva di nuove e massicce migrazioni. L'Afghanistan può diventare, in seguito all'abbandono degli americani e della Nato, centro di irradiazione di flussi migratori a cui l'Europa nel suo complesso deve farsi trovare pronta. In riferimento alla questione afghana Draghi ha aggiunto:«Ancor più, occorre essere tutti insieme per affrontare il problema».

L'ex capo dell'istituto di Francoforte ha rivendicato con una punta di orgoglio il risultato di aver ottenuto, dopo tre anni, l'inserimento dell'argomento "immigrazione" nell'agenda del Consiglio europeo, marcando la differenza di peso politico e di sensibilità con il suo predecessore, Giuseppe Conte, che sul tema fece una spericolata inversione ad U, sconfessando i decreti sicurezza di matrice leghista. Nei due giorni del vertice europeo, Draghi su mandato della maggioranza avrà il compito di negoziare impegni di solidarietà permanente fra gli Stati membri per la equa redistribuzione dei migranti e, così, confermarsi guida infungibile della inedita fase politica corrente.

Dai blog