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Sospendere subito l'iter parlamentare, Meloni pietra tombale sul ddl Zan

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Da Bruxelles la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, invita a sospendere l’iter del Ddl Zan e sulla legge ungherese anti-Lgbt si prende il tempo per parlarne con il premier Viktor Orban dopo una giornata di incontri con la delegazione del suo partito e con quella dell’Ecr, il gruppo dei Conservatori e riformisti (partito europeo che lei presiede).

Negli appuntamenti istituzionali ha invece incontrato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, a cui ha chiesto di «garantire pluralità» e il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, a cui ha espresso la forte preoccupazione per un ritorno nel 2023 alle vecchie rigide regole fiscali del Patto di stabilità e per l’entrata in vigore del nuovo regolamento Eba in tema di scoperto bancario che «porterebbe alla segnalazione milioni di italiani».

Sulla controversia tra Parlamento italiano e lo Stato del Vaticano, Meloni chiede che si faccia chiarezza, assolvendo la Santa Sede dall’accusa di ingerenza. Sulle leggi Lgbt «considero un po' schizofrenico l’atteggiamento della sinistra italiana perché leggo, ad esempio, il collega Zan che il giorno prima dice di essere contento del fatto che la Commissione europea mandi una lettera ingerendo in una legge che è stata approvata dal Parlamento ungherese e il giorno dopo si dice scandalizzato che lo Stato del Vaticano mandi una lettera ingerendo in una legge approvata dal Parlamento italiano», ha spiegato. «Delle due l’una: o s’ingerisce o non s’ingerisce, non è che si può sempre usare due pesi e due misure», ha aggiunto.

 

 

 

 

 

«Io penso che queste siano materie sulle quali chiaramente i Parlamenti degli Stati nazionali hanno tutto il diritto di legiferare poi ci sono le questioni come quella del rapporto tra lo Stato italiano e la Santa Sede che non riguardano il tema dell’ingerenza ma riguardano il rapporto tra due Stati che hanno un accordo e una di quelle due autorità sovrane dichiara in buona sostanza che quell’accordo rischia di essere violato», ha precisato. «Credo che questo sia un tema molto serio e che non dipende nel merito della proposta Zan, sulla quale io non sono favorevole, penso che Draghi debba riferire su questo tema e penso che l’iter parlamentare della norma, finché non si dirime questa controversia, debba essere momentaneamente sospeso», ha aggiunto Meloni.

Parlando sempre di leggi Lgbt, Meloni non si esprime sulla legge ungherese. «Non ho avuto il tempo di leggere la norma ma ascolterò il punto di vista del presidente Orban e poi voglio leggere la normativa», ha chiarito. «Perché spesso le cose non sono esattamente come le riportano i giornalisti». Con Orban certamente non parlerà solo di leggi ungheresi. Meloni vedrà anche il premier polacco, Mateusz Morawiecki, e lo sloveno Janez Jansa. Difficile non pensare a una manovra per rafforzare il fronte sovranista in Europa, nonostante sia Orban che Morawiecki siano già corteggiati da Matteo Salvini per una nuova formazione europea. Se il partito Fidesz «facesse richiesta di adesione al gruppo di Ecr sarei contenta di valutare la richiesta insieme agli altri componenti del gruppo e del partito, la considererei una collocazione anche abbastanza naturale per il percorso del partito di Orban», ha spiegato. «Per ora Fidesz non ha fatto richiesta di ingresso in Ecr», ma «chiaramente noi siamo interessati ad allargare la famiglia». «Credo che il nostro progetto sia estremamente attrattivo», ha proseguito, «tanto per formazioni come Fidesz, che arrivano dal Partito popolare europeo e sono stanche di un atteggiamento troppo prono alla sinistra, quanto magari per chi alla nostra destra vuole uscire da un’opzione di marginalità». «E questo è un lavoro che può fare solo Ecr», ha sottolineato. Non solo. Le porte sono aperte anche alla Lega di Salvini. «Non mi pare che abbia mai dato segnali in questo senso, poi se lo chiede a me, io ovviamente con la Lega sono alleata in Italia e mi pare una formazione compatibile con le mie idee», ha dichiarato leader di FdI.

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