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Il Pd di Roma a rischio implosione per colpa di Letta: i sondaggi su Gualtieri fanno tremare

Susanna Novelli
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Sono passati solo pochi giorni dall'annuncio della partecipazione di Roberto Gualtieri alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a sindaco della Capitale e il Pd è già a rischio implosione. E non è soltanto l'ennesima gaffe sull'assenza di donne nella corsa al Campidoglio ad agitare le acque. A far tremare i polsi anche i sondaggi impietosi che confermano quanto sia debole il nome dell'ex ministro e a quali si andrebbe incontro se il Pd non dovesse arrivare al ballottaggio. I primi sondaggi dopo l'annuncio di Gualtieri candidato sindaco sono funesti. Addirittura in quello pubblicato ieri su Repubblica, il dem non arriverebbe neanche al secondo turno. Un'ipotesi niente affatto peregrina che darebbe il colpo finale a un Pd che, dopo lo tsunami delle inchieste romane e il fallimento dell'esperienza Marino, sta comunque provando a tornare primo partito in quella Roma che, da sempre, le ha dato il volano nazionale.

 

 

Del resto per oltre un mese si è parlato di Nicola Zingaretti come carta vincente, una candidatura «certa», per molti addirittura al primo turno, e che avrebbe «cancellato» di fatto il Movimento Cinquestelle, diviso a quel punto tra Virginia Raggi e il governatore del Lazio che ha sancito il primo passo delle alleanze locali con l'ingresso in giunta dei grillini. Il problema che sarebbe sorto alla Regione, a quel punto destinata al voto al pari del Campidoglio, avrebbe però dato un vantaggio al centrodestra proprio nella conquista della Pisana. Il passo indietro di Zingaretti tuttavia rischia di essere fatale proprio al Pd, che avrebbe voluto almeno a livello locale, "assorbire" il voto grillino e che rischia invece di venire schiacciato dai grillini stessi. Ecco allora che i sondaggi degli ultimi giorni iniziano a preoccupare non poco. Se Gualtieri non dovesse arrivare al ballottaggio, il Pd dovrebbe appoggiare Virginia Raggi. Questo si potrebbe tradurre in un clamoroso calo di affluenza al secondo turno e, con altissime probabilità, consegnare le chiavi di Roma al centrodestra. «I sondaggi sono relativi in questa fase, dove mancano tutti i candidati in corsa. Gualtieri è un buon nome e avrà il tempo di farsi conoscere in tutti i quartieri, anche nelle periferie», commentano i dem romani senza troppo entusiasmo.

 

 

E se Gualtieri cerca di "rimediare" allo sconcerto interno sull'assenza di donne con una foto che lo ritrae insieme a Monica Cirinnà, la senatrice che si è ritirata dalle primarie per «l'unità del partito», il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Roberto Morassut lancia il sasso nello stagno: «Le primarie? Potremmo anche evitarle. Senza nulla togliere agli altri potenziali candidati, che sono tutte persone di valore, è evidente che la candidatura di Roberto Gualtieri sia ampiamente sostenuta dal resto della coalizione. Quella della Capitale è una battaglia politica in cui la forza e la nettezza di una scelta possono essere decisive, soprattutto in un momento in cui si vorrebbe far passare il Pd come un partito incerto». Fare a meno delle primarie per dare «forza» a Gualtieri, minato esternamente dal rinnovato entusiasmo grillino intorno alla Raggi e da un altro nome «scomodo» per i dem come Carlo Calenda, appoggiato da Italia Viva, significa tuttavia che anche all'interno del Pd romano non sono tutte rose e fiori. Il rischio insomma che già dalle primarie Gualtieri non ottenga un successo pieno è più alto che mai. E chissà se a quel punto non torni in pista Nicola Zingaretti.

 

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